IL MESSAGGERO     Cronaca di Roma                                           07/08/2000

Il cantautore italocanadese stasera in concerto con la sua band al Music Village di Tor di Valle
Vannelli, la musica
dell’immaginazione

di FABRIZIO ZAMPA

Un saporito mix di pop, rock, jazz e soul condito da una buona spruzzata di funk, una voce che riesce a muoversi fra tanti
generi, 15 album al suo attivo, parecchie nomination ai Grammy, una band solida e compatta che produce suoni molto
avanzati senza perdere di vista lo stile, o meglio il multiforme stile del leader: ecco la musica di Gino Vannelli, canadese
di Montreal di origini italiane, 48 anni, cantante e cantautore ma anche poeta e filosofo, che ha cominciato a suonare la
batteria da ragazzo, ha studiato musica alla McGill University e sa suonare diversi strumenti.
Stasera Gino Vannelli e la sua band (il sassofonista François D’Amours, il bassista Alain Caron, il percussionista Luc
Boivin, il batterista Paul Brochu, tutti del Quebec; il tastierista Mario Luciani, di Toronto, il pianista e tastierista David
Golblat, di Los Angeles) sbarcano al Music Village di Tor di Valle per un concerto che si preannuncia senz’altro caldo.
In scaletta brani come Black Cars (è anche il titolo di un album del 1985 in cui suonava molti strumenti), I Just Wanna
Stop, If I Should Lose, People Gotta Move, Slow Love e Tierra de amores y Sombras (due brani del recente cd Slow
Love, e il secondo è in spagnolo), Living Inside Myself, Persona non grata (un pezzo di fusion dall’album Big Dreamers
Never Sleep), Wild Horses, Powerful People, King For a Day, Crazy Life, Brother to Brother (da uno dei suoi primi
dischi, del 1978) e così via: come dire un’insalata mista che pesca in varii album come Yonder Tree, Inconsolable Man,
Nightwalker.
Come definire la vocalità di Vannelli? Prima di tutto coinvolgente, poi raffinata, disincantata, guidata dalla passione e
dall’amore per la musica: una voce che mescola romanticismo e fantasia, che si adatta sia ai pezzi molto ritmati sia alle
ballad, che è disposta a esplorare tante strade diverse perché «la musica è un sentiero che può portarti dovunque e
l’importante è prenderlo con corpo e anima senza badare alla destinazione». Oltre a essere bravo e perfezionista ha
molto senso dell’humour, e quindi un suo concerto è anche divertente. Fate la prova.