LA REPUBBLICA   Martedì 17/3/92

                VANNELLI,UN GIOCOLIERE IN BILICO TRA JAZZ E ROCK

                 Nel concerto al Tendastriscie ha proposto i suoi grandi successi

         di Ernesto Assante

     La  STELLA di Gino Vannelli sembrava da qualche anno un pò offuscata , i suoi dischi
     non avevano avuto lo stesso successo degli anni d'oro ,ed infatti i suoi due  primi  concerti    Italiani,quello di domenica sera a Roma e quello di ieri sera a Milano,erano stati   programmati
     in due locali di non grandissime dimensioni .Ed invece ,sorprendentemente, le richieste
    del pubblico per i due concerti del musicista canadese ,sono state moltissime ed entrambe
    le serate sono state spostate in due teatri capaci di contenere un pubblico più ampio ,come
    il Tendastriscie di Roma ,dove Vannelli ha raccolto più di tremila persone entusiaste.
    Il concerto che ha proposto è stato sicuramente interessante e curioso,perchè il musicista
    canadese non è un artista pop di stampo tradizionale,anzi,sarebbe più giusto definirlo come
    un campione della fusion cantata, di un genere musicale particolarissimo che fonde il jazz,
    la melodia ,il pop,in un insieme assolutamente originale e spesso molto raffinato.
    Chi ha amato i suoi successi da classifica ,non è rimasto certamente deluso dal concerto
    romano,perchè nelle due ore di musica che il cantante ha proposto non ne è mancato nessuno,
    da   Wild Horses a Brother to Brother,  fino alla conclusiva  Black cars, anche se il "piatto
    forte" non sono stati i brani pop,quanto i lunghi spazi che Vannelli ed il suo ottimo gruppo
    hanno dedicato proprio alla sua produzione più raffinata e complessa ,dove trovano ampio
    spazio i solisti della band, dove s'incontrano stili e generi musicali diversi, dove anche
    le parti cantate sembrano spesso inseguire strutture sottili ed inafferrabili. Certo bisogna
    amare il genere per sfuggire alla noia, anche se Vannelli ha tutte le doti dell'intrattenitore
    di lusso, dotato di una gran voce, di una presenza scenica spettacolare anche se spesso
    esagerata, e di un repertorio estremamente ricco, che passa dai brani lenti e sentimentali
    ad una musica che si muove ai limiti di certo jazz di consumo.Insomma ,è bravo ,e anche
    se la sua musica è più spettacolare che profonda ,si differenzia dal gran mare del pop
    odierno per l'eleganza e l'intelligenza delle soluzioni musicali, magari un pò datate ma
    pur sempre originali.