2 GIUGNO 2010  
 
 
 

Varapodio/Se n'è parlato nel dibattito voluto da "Giovane Italia"

Federalismo?, la classe dirigente dovrà essere più "responsabile"

Tripodi, Crupi, Caligiuri, Frisina, G.Aloi, N.Aloi, Fedele

 Vincenzo Vaticano


VARAPODIO – << Un dibattito importante, molto stimolante e di alto livello>>. Con questa valutazione, sicuramente non di circostanza, l’assessore regionale alla Cultura Mario Caligiuri ha concluso il “salotto” che - organizzato dal locale circolo “Giovane Italia” in occasione dell’inizio delle manifestazioni celebrative dell’Unità - ha avuto come tema il risorgimento e il federalismo fiscale.
Un giudizio, facilmente condivisibile, se si considera l’alto spessore culturale che ha caratterizzato gli interventi dei relatori presenti ai lavori: il prof. Pasquino Crupi, l’on. Luigi Fedele, il prof. Natino Aloi e il segretario dei Comunisti italiani Michelangelo Tripodi.
Al cospetto di una platea composta da amministratori locali e cittadini ma, soprattutto, da dirigenti scolastici, docenti e studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado del comprensorio, è stato il giovane Graziano Aloi ad introdurre i lavori, moderati, poi, dalla scrittrice Maria Frisina la quale, tra un intervento e l’altro, ha rievocato, attraverso un excursus storico, i principali eventi del cammino di unificazione dell’Italia.
Tutti i relatori, prima di entrare nel vivo del dibattito, si sono opportunamente soffermarti a lungo su quello che è stato e, tuttora rimane, il problema che mai nessuna leadership di governo è riuscita a risolvere e, cioè, l’ormai famosa “questione meridionale”. Un “gap” (tra nord e sud) che, secondo quanto emerso dal dibattito, è preesistente all’unità e rimane sempre al centro della politica italiana. Con diverse sfumature, comunque, i singoli relatori, pur riconoscendo le innegabili responsabilità politiche che nel corso dei tempi hanno provocato conseguente estremamente penalizzanti e, in certi casi, irrimediabili, nei confronti delle aree cosiddette depresse, si sono però chiesti se ciascuno ha fatto in pieno la propria parte e se tali responsabilità siano solo frutto di comportamenti unilaterali.
<< Il miglior modo per celebrare questo evento – è stato poi detto tra tante altre cose sia da Tripodi che da Caligiuri – è quello di lavorare per una prospettiva nuova e di sviluppo, come fatto, ad esempio, nella vicina Germania dove, dopo la caduta del muro, attraverso un’immane sforzo economico, il divario tra regioni ricche e povere si è colmato, se non addirittura invertito>>.
Molto serrato è risultato il successivo dibattito sul federalismo ed immancabile ed inevitabile è stato il richiamo ai grandi fautori di questa forma di organizzazione dello Stato: dal federalista repubblicano Cattaneo al federalista libertario Ferrari, dal neoguelfista Gioberti al leghista Miglio (mentore di Umberto Bossi) . Luigi Fedele si è dimostrato “possibilista” all’attuazione del federalismo << sempreché esso vada nel senso di una maggiore responsabilizzazione della classe dirigente locale - indispensabile per eliminare gli sprechi - e non sia inteso come un’imposizione dall’alto>>. Per Natino Aloi, convinto sostenitore dello stato unitario, nessuna apertura, invece, a qualsiasi forma di decentramento federalista << che rappresenterebbe per il mezzogiorno un ulteriore penalizzazione e delusione>>. Pasquino Crupi, ha sostenuto che << esso rappresenta una sorta di ingegneria istituzionale cui si ricorre quando c’è da risolvere particolari situazione>>. Molte perplessità e giudizi negativi sono stati espressi anche da Tripodi.
 

 
 

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