03 DICEMBRE 1999     
 
  Raffiche di mitra contro la caserma della polizia a Rosarno dove è stata devastata una scuola, attentati incendiari all'ex sindaco di Molochio e a una coop
Nella Piana una nottata da incubo
Unanime condanna per l'intimidazione mafiosa agli uomini dell'Anticrimine


Gioacchino Saccà

GIOIA TAURO – Gravissimo atto criminale a Rosarno dove raffiche di mitraglietta e colpi di pistola automatica cal. 7,65 sono stati esplosi contro la caserma che ospita in via Nazionale Nord il «Nucleo prevenzione crimini Calabria». I colpi sono stati indirizzati tutti verso il primo piano dell'edificio che ospita gli alloggi dei 120 agenti di polizia in forza allo speciale reparto che viene utilizzato da tempo nella Piana e sull'Aspromonte orientale per attività di routine con continue battute, controlli e posti di blocco tendenti a scoraggiare l'attività criminosa sul territorio. Il fatto si è verificato alle tre in punto: all'improvviso il silenzio è stato rotto dalle raffiche della mitraglietta e da altri spari indirizzati contro l'esterno dello stabile e in particolare verso una finestra. A quanto pare il commando era composto da due sole persone giunte in via Nazionale a bordo di una motoretta: pochissime le notizie filtrate sui particolari di un episodio che ieri mattina ha messo a rumore l'intera Piana di Gioia Tauro trovando subito echi, che non hanno nascosto gravissima preocccupazione, nel resto della provincia e in particolare in Prefettura e in Questura. A parte i vetri di una finestra andati in frantumi e i fori provocati all'esterno nessun danno, per fortuna, di altro genere e in particolare alle persone ha provocato la sparatoria destinata a rappresentare sicuramente e in maniera significativa un nuovo ulteriore «segnale» contro le istituzioni. È questo l'ennesimo atto criminoso di una vera e propria escalation che a Rosarno pare ormai non debba conoscere più limiti e ostacoli. Si è tentata subito una prima chiave di lettura e che è stata quella di un possibile atto dimostrativo studiato e messo a punto dalla criminalità organizzata che non è disposta ad arrendersi davanti all'attacco delle forze dell'ordine. Mandanti? Esecutori? Un'azione isolata? Sono interrogativi ai quali la polizia in queste ore sta tentando di dare una risposta. Intanto ieri Rosarno è stata letteralmente assediata dalla polizia: decine e decine di perquisizioni, centinaia di controlli sulle persone, verifiche di alibi-orario e prove stub sono state già eseguite per cercare di imboccare la strada giusta che dovrà portare alla soluzione di un caso che non sembra destinato veramente a passare sotto silenzio ma invece a provocare tanto clamore. Ieri mattina il sindaco di Rosarno, Giuseppe Lavorato, che è stato per lungo tempo un tenace sostenitore della necessità di attivare un «nucleo anticrimine» (lo stesso ha avviato la sua attività nel marzo '98 con la venuta del ministro Napolitano), si è incontrato col questore Malvano e col prefetto Ferrigno. A mezzogiorno ha partecipato alla riunione, indetta d'urgenza, dal Comitato per l'ordine e la sicurezza che ha dedicato tanto tempo e tanta attenzione proprio al «caso Rosarno». Del gravissimo fatto della scorsa notte sarà investito anche il consiglio comunale convocato già in via urgente dal prof. Lavorato in «seduta aperta» per le ore dieci di domenica cinque dicembre. E intanto il sindaco, condannando ancora una volta l'escalation mafiosa che mina il vivere civile di una città che respinge questo brutto fenomeno ha rilasciato una dichiarazione nella quale afferma che: «l'attacco mafioso al Nucleo Anticrimine dimostra che le organizzazioni malavitose per mantenere intatta la loro onnipotenza sono disposte a tutto, anche ad alzare il tiro e colpire livelli sempre più alti delle istituzioni dello Stato. Lo testimonia – dice Lavorato – il susseguirsi delle imprese criminali degli ultimi mesi cominciato con rapine a mano armata e ferimenti ai danni di ambulanti e commercianti, proseguito con pistolettate agli extracomunitari, gravi danneggiamenti e furti alle strutture comunali fino alla spavalda e gravissima azione della scorsa notte. Bisogna fermare – è il convincimento di Lavorato – questa allarmante escalation mafiosa. E lo Stato democratico deve mobilitare le sue forze. Questi argomenti, assieme alla viva e forte solidarietà agli operatori della polizia di Stato e delle altre forze dell'ordine, saranno i temi del consiglio comunale già approvato in seduta aperta al pubblico per domenica prossima presso l'auditorium comunale». Ignoti anno dato fuoco a Molochio alla porta di ingresso dello studio professionale dell'ex sindaco, architetto Giuseppe Mezzatesta. Il grave fatto, un vero e proprio attentato incendiario che forse per alcune coincidenze fortuite non ha provocato danni gravissimi e irreparabili, si è verificato in un'ora imprecisata durante la notte da mercoledì a giovedì. Sconosciuti hanno cosparso di liquido infiammabile (queste le prime risultanze delle indagini) la porta in speciale materiale plastico appiccando quindi il fuoco. Le fiamme hanno completamente distrutto, quasi liquefatta, la porta ma per fortuna, forse per un colpo di vento, si sono spente. Lo studio di consulenza e progettazione dell'ex sindaco Mezzatesta è ubicato al piano terra di via Firenze, una strada centrale di Molochio. Mezzatesta abita in un condominio posto un solo isolato più avanti e a poco più di dieci metri è ubicata la stazione dei carabinieri. È facile dedurre, dunque, che gli sconosciuti hanno agito con notevole audacia per portare a termine il progetto di un vero e proprio attentato per il quale si cerca adesso una prima possibile interpretazione. Della cosa, nella prima mattinata di ieri, si è accorto a quanto pare un netturbino che stava transitando in via Firenze proprio per motivi di lavoro. È stato subito informato l'architetto Mezzatesta che resosi immediatamente conto che non si poteva trattare di un fatto accidentale ha avvisato i carabinieri della locale stazione. Gli stessi hanno avviato immediatamente le indagini provvedendo per prima cosa a rilevare possibili eventuali impronte lasciate sul posto da qualcuno che ha agito a scopo intimidatorio. A Mezzatesta nella giornata di ieri sono pervenuti diversi attestati di solidarietà. Lo stesso, 34 anni, in politica da poco meno di un lustro, è stato sindaco di Molochio alla guida di una coalizione orientata a sinistra fino al giugno scorso, fino a quando, il consiglio comunale non è stato sciolto in conseguenza di una serie di dimissioni a catena che hanno interessato schieramenti diversi. Era in carica da due anni dopo essere stato eletto primo cittadino del centro preaspromontano a capo di una lista civica. A Molochio si tornerà alle urne nella prossima primavera e l'architetto Giuseppe Mezzatesta, si afferma con insistenza negli ambienti politici, sarà candidato a sindaco. I carabinieri, nelle loro indagini, senza tralasciare alcun indizio, seguono piste diverse. Tra le altre anche quella politica. Sempre a Rosarno si è registrato un altro raid vandalico. Ignoti, dopo aver forzato una porta secondaria, sono penetrati nel piano terra dell'edificio che in via Cimitero ospita l'«Istituto professionale per l'Agricoltura e l'ambiente»: hanno mandato in frantumi i vetri delle finestre di alcune aule e hanno sfondato le porte che dai corridoi danno accesso alle stesse. Nelle aule banchi, sedie, cattedre e materiale didattico sono stati danneggiati e ridotti proprio a malpartito. In pratica tutto il piano terra è stato letteralmente messo a soqquadro per cui ieri l'attività didattica in alcune classi è stata sospesa. Gli sconosciuti hanno anche tentato, senza però riuscirci, di forzare una pesante porta blindata che immette alla presidenza e agli uffici di segreteria. Il fatto è stato denunciato ieri mattina dal preside, prof. Girolamo Bello, 49 anni, ai carabinieri della stazione di via Aldo Moro. Il prof. Bello si è reso conto di quel che era accaduto, nella primissima mattinata, intorno alle sette, dopo essere giunto sul posto in compagnia di alcuni docenti pendolari. Il maresciallo Vilardi, comandante la stazione di Rosarno, ha inviato una pattuglia di carabinieri per le constatazioni del caso. La stessa scuola è stata fatta oggetto di un altro raid notturno che ha provocato gravissimi danni nello scorso mese di settembre. Per completare la cronaca di questa notte da incubo, un altro attentato. La cabina di guida di una autocarro Fiat «Iveco» è stata completamente distrutta da un incendio di matrice dolosa provocato da sconosciuti a Maropati. L'automezzo, di proprietà della cooperativa a responsabilità limitata «Agrom» che ha sede a Maropati era parcheggiato in via Europa. Alte fiamme si sono levate improvvisamente intorno alle 4.30 di ieri mattina per cui qualcuno ha informato Giuseppe Valerioti, 49 anni, che è una dei responsabili della cooperativa. Lo stesso ha allertato i carabinieri della locale stazione giunti subito sul posto i quali resisi conto della portata del sinistro hanno chiesto l'intervento di una squadra di vigili del fuoco. La cabina di guida è stata completamente distrutta dall'incendio e i danni non sono stati ancora quantificati. Le fiamme, a quanto è stato possibile apprendere, sono state alimentate da liquido infiammabile del quale l'abitacolo era stato cosparso in abbondanza. L'«Agrom» arl è una cooperativa nata da poco e raccoglie un certo numero di produttori di agrumi ed è dotata di un idoneo centro per la lavorazione e la trasformazione in succhi e pasta per succhi di arance. L'Iveco dato alle fiamme è uno dei mezzi di proprietà della cooperativa utilizzato per il trasporto di arance e altri agrumi dai posti di produzione a quello di lavorazione. Chi ha voluto dare un avvertimento all'Agrom col tentativo forse di scoraggiare la sua attività? È l'interrogativo al quale cercano di rispondere i carabinieri che stanno conducendo le indagini.

 

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