10 MARZO 2013  
 
 
 


Oppido/ Il 230° anniversario ricordato da "Mesogaia"

Il "grande flagello" del 1783 provocò oltre 30.000 vittime

Un momento dei lavori. Caridi, Bonarrigo, Violi


Vincenzo Vaticano 


OPPIDO MAMERTINA –  Era da poco trascorso mezzogiorno e la maggior parte delle famiglie si trovava a casa per il pranzo, quando un orrendo fragore si avvertì, scuotendo terribilmente la terra che sussultò paurosamente per circa due minuti, distruggendo nel giro di così breve tempo città, paesi, villaggi e contrade, divenuti tutti un ammasso di rovine fumanti e insanguinate. Dei 166.000 abitanti della Piana trovarono la morte circa 32.000 persone di ogni sesso è età.
E’ questa in estrema sintesi la cronaca che, storici e studiosi, hanno, in vari tempi, stilato per descrivere il terremoto del 5 febbraio 1783, definito, per i suoi effetti estremamente devastanti, “grande flagello”.
Una catastrofe di cui, quest’anno, ricorre il 230’ anniversario e che l’associazione culturale “Mesogaia” - in collaborazione con i comuni di Delianuova, Scido, Santa Cristina d’Aspromonte, Oppido Mamertina e Cosolato – ha voluto ricordare attraverso un convegno tenutosi presso il locale seminario vescovile nel corso del quale sono stati esposti libri e stampe sul terremoto provenienti da biblioteche pubbliche e archivi privati. Oltre che dai comuni, la manifestazione è stata patrocinata dalla Deputazione di storia patria per la Calabria, dalla Soprintendenza regionale dei beni archeologici, dall’ente Parco nazionale dell’Aspromonte, dal Polo regionale della lettura e dall’Università della Calabria.
Il saluto al pubblico e ai relatori è stato rivolto dal presidente di “Mesogaia” Antonietta Bonarrigo, dal sindaco Bruno Barillaro, dal vescovo mons. Francesco Milito, dall’assessore provinciale Domenico Giannetta e dal presidente della Deputazione di storia patria Antonio Caridi.
Variegate ma tutte strettamente attinenti al tema del convegno le relazioni esposte dagli “specialisti” (studiosi, storici, archeologhi, ingegneri, sismologi, docenti universitari) che si sono alternati al tavolo dei lavori : Antonino Violi (Il grande flagello a Mesogaia, nella cronaca del tempo); Rocco Liberti (Viaggiatori in Calabria sul finire del secolo XVIII al richiamo del grande flagello); Francesco Cuteri (Le città morte della Calabria tra ricerca archeologica e valorizzazione); Giuseppe Roma (Le indagini archeologiche nell’ex Cattedrale di Oppido); Vito Teti (Rovine e luoghi abbandonati dopo il sisma del 1783); Paolo Martino (Le Chiese: ricostruzione di un’identità); Emanuela Guidoboni (Perché ricordare la crisi sismica 1783/84). Gli interventi dell'architetto Domenico Schiava e della soprintendente regionale per i Beni archeologici Simonetta Bonomi hanno concluso i lavori.

 

 
     

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