20 FEBBRAIO 2011  
 
 
  VarapodioIl generale Pellegrini all'Ute

La lotta alla mafia raccontata da un protagonista

 Vincenzo Vaticano


generale Cc Angiolo Pellegrini

 
VARAPODIO – Quarantadue anni di servizio nell’Arma culminati con il conseguimento del grado di generale. Una carriera che lo ha visto spesso rivestire ruoli di grande rilievo nella lotta alla criminalità organizzata alla guida, per esempio, della sezione antimafia della legione Cc di Palermo o del nucleo investigativo e della compagnia dei Cc della provincia di Reggio Calabria.
Sono questi alcuni “tratti” salienti del ricco curriculum del generale dei Cc in pensione Angiolo Pellegrini, principale ospite e relatore della lezione conferenza organizzata dall’Ute (Università terza età) sul tema “Cosa nostra: strategie e conflitti degli anni 80 e 90”.
Introdotto dall’ing. Riccardo Carbone, direttore dell’istituzione culturale, Pellegrini ha tracciato, con puntuale cronologia, la storia, le caratteristiche e l’evoluzione della mafia a partire dalla prima guerra del 63 a quella degli anni 80. Da diretto protagonista e testimone, quale stretto collaboratore dei giudici Falcone e Borsellino, ha ricostruito le fasi relative alla stagione delle stragi di uomini delle forze dell’ordine e di magistrati, ai processi e alla normativa antimafia che hanno contribuito a scardinare la solidità delle cosche, alla cattura dei boss Riina e Provenzano, al ruolo avuto da parte dei loro referenti politici con in testa Ciancimino, alla fase dei “pentimenti” iniziata con Buscetta e cosi via.
Pellegrini – che in atto ricopre l’incarico di presidente del consorzio “Piana sicura” di cui fanno parte Provincia, Regione, Associazione sviluppo industriale e i Comuni della Piana – ha esternato una lunga serie di riflessioni e ha spaziato in lungo e in largo, dimostrando una profonda conoscenza delle dinamiche mafiose che hanno contrassegnato non solo la vita della Sicilia ma quella dell’intera nazione attraverso i suoi contatti le sue capillari ramificazione su tutto il territorio.
Al termine della sua relazione, l’ex alto ufficiale della Benemerita, oltre i ringraziamenti, ha ricevuto dal direttore dell’Ute, Riccardo Carbone, una pergamena con relativo attestato di partecipazione.
 

 
 

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