22 OTTOBRE 2006  
 
 
 
 

Taurianova-Varapodio / Chiuse le indagini a carico degli amministratori comunali

Sindaci ineleggibili, 22 indagati  per abuso d'ufficio e altri reati

Un capo d'imputazione è legato al mancato recepimento della diffida del prefetto che invitava a prendere atto della sentenza di primo grado

Domenico Zito

 
TAURIANOVA - Si sono concluse le indagini nei confronti di sindaci e consiglieri comunali di maggioranza di Taurianova e Varapodio per la vicenda della violazione del limite di terzo mandato amministrativo consecutivo. Le operazioni elettorali risalgono al giugno scorso per quanto riguarda Taurianova, dove si dovette procedere al ballottaggio, mentre l'elezione del sindaco di Varapodio è avvenuta nelle consultarzioni del 28 e 29 maggio scorsi.
I relativi provvedimenti sono stati notificati dai carabinieri della compagnia di Taurianova, i quali, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto della Repubblica di Palmi dott. Bruno Giordano, hanno svolto le indagini.
Rispetto a quanto paventato negli avvisi di garanzia che erano stati inoltrati agli inizi di settembre, il quadro accusatorio si presenta ancor più critico per Rocco Biasi, Orlando Fazzolari (sindaci rispettivamente di Taurianova e Varapodio) e le altre ventidue persone sottoposte ad indagine.
La Procura della Repubblica, infatti, oltre all'abuso d'ufficio prospettato sin dall'inizio ravviserebbe, secondo quanto emerso, anche altre due ipotesi di reato: usurpazione di pubbliche funzioni e il rifiuto d'atti di ufficio. Quest'ultimo è collegato al mancato recepimento della diffida che il prefetto aveva inviato lo scorso agosto ai consiglieri comunali di entrambi i centri per prendere atto della sentenza di primo grado del Tribunale di Palmi, con la quale veniva accolto il ricorso della stessa Prefettura e i due primi cittadini erano stati dichiarati decaduti dalla carica e ineleggibili.
Tuttavia, né il consiglio comunale di Varapodio prima, né quello di Taurianova dopo, avevano preso atto dell'istanza prefettizia. Anzi, in quest'ultima città si era ricorsi, proprio per evitare ulteriori "problemi", al voto segreto. Un escamotage che però non solo non è servito ad evitare ulteriori profili di responsabilità ma, secondo quanto riferito, sarebbe costato pure la denuncia dei funzionari di segreteria comunale, che hanno presenziato alle rispettive riunioni, per rifiuto d'atti d'ufficio in relazione al mancato parere circa la regolarità delle delibere. A tal proposito gli indagati sostengono che, trattadosi di sentenza di primo grado, non immediatamente esecutiva, non erano tenuti a prenderne atto.
È bene precisare che l'esame più approfondito delle varie situazioni personali dei consiglieri fa emergere piccole sfumature differenti tra i ventidue indagati, dal momento che qualche consigliere non ha preso parte ad entrambe le votazioni "incriminate", quella di convalida degli eletti e l'altra, più recente, di mancato recepimento della diffida prefettizia.
Adesso le persone sottoposte ad indagine hanno 20 giorni di tempo per contro dedurre, dopodiché la Procura potrà richiedere l'eventuale rinvio a giudizio. La notizia non mancherà, come già quella per gli avvisi di garanzia, di suscitare interesse anche in ambito nazionale in quanto nelle altre realtà coinvolte nella vicenda del terzo mandato, l'aspetto penale non è stato sinora affrontato.
 
 

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