23 LUGLIO  2008  
 
 
 

Varapodio Il settore è in crisi dopo le gelate dello scorso febbraio e il governo non ha riconosciuto ai comuni lo stato di calamità

I sindaci in difesa degli agrumicoltori

Fazzolari, Cannatà, Alessio e Romeo: se non modificano il decreto, andremo al Tar del Lazio

 

Cannatà, Fazzolari, Romeo, Alessio


 VINCENZO VATICANO


VARAPODIO - Un forte appello alla Provincia, alla Regione e a tutte le associazioni di categoria perché diano il loro contributo a rimuovere il grave stato di disagio in cui versano gli agrumicoltori di alcuni paesi del comprensorio, dopo le gelate dello scorso febbraio e , soprattutto, dopo il recente decreto del ministero delle Politiche agricole che, inspiegabilmente, non ha riconosciuto a tali comuni, lo stato di calamità naturale.
Un vero e proprio sos lanciato al termine di una riunione che ha visto impegnati, presso la sala consiliare, oltre al vice sindaco di Varapodio, Orlando Fazzolari, i sindaci Domenico Romeo (Taurianova), Alessandro Cannatà (Cittanova) e Beniamino Alessio (Molochio). Il primo cittadino di Galatro, Carmelo Panetta, impossibilitato a partecipare, si è associato all'iniziativa dei suoi colleghi.
Un vero e proprio sos lanciato al termine di una riunione che ha visto impegnati, presso la sala consiliare, oltre al vice sindaco di Varapodio, Orlando Fazzolari, i sindaci Domenico Romeo (Taurianova), Alessandro Cannatà (Cittanova) e Beniamino Alessio (Molochio). Il primo cittadino di Galatro, Carmelo Panetta, impossibilitato a partecipare, si è associato all'iniziativa dei suoi colleghi.
«Senza le provvidenze ed i benefici di carattere economico, creditizio e fiscale previste dal provvedimento governativo – hanno esordito i rappresentanti dei quattro comuni nel corso della conferenza stampa tenuta dopo la riunione – difficilmente i nostri agrumicoltori, che in molti casi hanno avuto il loro prodotto e le loro piantagioni completamente distrutte, saranno in grado di risollevarsi e ripristinare il ciclo produttivo sia nel breve che nel medio e lungo periodo».
Ciò premesso, è stato Fazzolari a fare un excursus per illustrare l'attuale situazione di crisi, evidenziando nel contempo, il diverso e paradossale trattamento riservato a comuni, che anche se limitrofi a quelli esclusi, hanno avuto riconosciuto lo stato di calamità. «Era stato fatto tutto il necessario: noi avevamo adottato le delibere del caso; gli ispettori di zona avevano effettuato i sopralluoghi rilevando la percentuali dei danni e redatto i verbali; la Provincia e la Regione avevano fatto il resto».
Purtroppo, a vanificare tutto questo lavoro, è stato rilevato durante la conferenza, è intervenuto ad aprile un decreto legge che ha modificato i parametri (danni superiori al 30% della "produzione lorda vendibile" anziché al 20%) per poter accedere agli aiuti erogati a sostegno delle aziende colpite. «Noi contestiamo questo decreto – hanno quasi "urlato" i sindaci – perché successivo all'evento calamitoso; è incomprensibile che allo stesso venga dato effetto retroattivo. In ogni caso noi chiediamo che la Provincia si adoperi affinché vengano revisionati i verbali degli ispettori di zona e venga ridisegnata la mappa dei territori su cui calcolare i danni subiti. Vogliamo, in sostanza, che la percentuale di Pdv distrutta (prodotto lordo vendibile) venga calcolata sulla superficie a vocazione agrumicola e non su tutta la superficie».
«Si capirebbe a questo punto – hanno aggiunto i quattro rappresentanti istituzionali – come i danni subiti vanno ben oltre il 30% della percentuale richiesta».
Anche la Regione è chiamata in causa per inviare al Ministero la documentazione integrativa utile a inserire, in un eventuale decreto bis, i territori dei comuni esclusi dal precedente decreto.
«Noi abbiamo il dovere di tutelare fino in fondo i sacrosanti diritti dei nostri agrumicoltori – hanno sottolineato ancora Fazzolari, Cannatà, Alessio e Romeo – che dall'agricoltura traggono sostentamento. Nel caso in cui tale decreto non venga rivisto e modificato, noi lo impugneremo davanti al Tar del Lazio nominando un collegio di legali».

 

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