(22/8/2003)

Varapodio / Pista privilegiata dai carabinieri sull'uccisione dell'imprenditore Francesco Managò di Oppido M.
L'acquisto d'un fondo aveva provocato molte invidie


Gioacchino Saccà


VARAPODIO – Forse Francesco Managò aveva condotto felicemente in porto qualche buon «affare», un vero e proprio business che aveva potuto provocare invidia da parte di gente che vive ai margini della legalità. È questa la pista privilegiata sulla quale si muovono i carabinieri, che non nascondono un certo ottimismo, nelle indagini per l'uccisione dell'imprenditore agricolo di Oppido Mamertina vittima di un agguato mafioso mercoledì mattina alle porte di Varapodio. E il «buon affare» – sottolineano gli investigatori – poteva anche essere rappresentato dall'acquisto effettuato meno di un anno addietro di un uliveto posto nelle campagne tra Messignadi e Varapodio: una piantagione pregiata, dell'estensione di oltre cinque ettari, che, ricordano i carabinieri, Managò aveva acquisito vincendo la concorrenza di altri potenziali compratori stroncando a quanto pare gli appetiti di persone sempre pronte a mettere le mani nella compravendita di aziende agricole e di proprietà di un certo valore. I carabinieri della Compagnia di Taurianova hanno lavorato sodo. Nella stazione di via Roma, a Varapodio, i militari dei reparti operativi guidati dal maresciallo Vaccari, e quelli del posto agli ordini del maresciallo Pulignano, coadiuvati dai colleghi Ferrigno, Autieri, Russo e Benotti, che hanno operato a squadre, coordinati dal comandante luogotenente Necci, hanno sentito decine e decine di persone tra le quali anche congiunti e amici intimi della vittima per ricostruire i suoi movimenti, i suoi incontri, le sue abituali frequentazioni. «Forse ci stiamo muovendo seguendo la pista giusta» è stato riferito ai giornalisti ieri mattina. E lo scenario al quale fanno riferimento i carabinieri in questa fase difficile delle indagini è quello del triangolo Oppido-Messignadi-Varapodio dove Francesco Managò lavorando sodo e mandando avanti le «proprietà» anche per conto dei due fratelli era riuscito a crearsi una solida posizione. A Varapodio ieri sono state eseguite numerose perquisizioni e sono stati anche operati dei fermi per un attento controllo degli alibi-orario di pregiudicati del posto. Sotto la lente di ingrandimento dei carabinieri che operano sotto le direttive del sostituto dottoressa Roberta Vicini, titolare dell'indagine, sono finiti diversi personaggi della zona. Si cercano insomma tra la gente del posto i possibili killer e le armi usate per l'agguato messo in atto senza alcuna preoccupazione per il fatto che la «Passat» di Managò era già in vista delle prime case di Varapodio: gente del posto – sostengono gli investigatori – e ciò è confermato dal fatto che la «Uno» usata dai killer è stata ritrovata in contrada «Stretto» distrutta dalle fiamme a poco più di cinquecento metri dal luogo dell'agguato dal quale si diparte una pista in terra battuta che porta verso l'interno. C'è ottimismo, insomma, tra i carabinieri e la soluzione (matrice, mandanti, esecutori materiali) potrebbe arrivare a breve. L'autopsia è stata eseguita ieri dal dott. Matarozzo: è stato confermato che la morte è stata provocata da un colpo di pistola che ha raggiunto l'imprenditore alla nuca. I funerali nel pomeriggio di oggi a Messignadi.

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