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Gioia Tauro ha origini da Metauros, città magno-greca sorta sulla riva destra del fiume Metauro, oggi Petrace. La sua esistenza è stata provata dai numerosissimi reperti archeologici ritrovati nelle diverse zone della cittadina, quali: contrada Due Pompe, località Pietra e nel fondo del fiume Petrace. Gli scavi hanno riportato alla luce molte tombe di un complesso sepolcrale di età ellenistico-romana, corredi funebri, anfore, coppe e lucerne oggi conservate al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria. Nell'area portuale in successivi scavi sono stati scoperti resti neolitici che attesterebbero un possibile rapporto commerciale con le isole Eolie e la Sicilia. Metauros, nel corso della sua storia è stata soggetta a frequenti invasioni di avventurieri in cerca di fortuna provenienti dalla Grecia. Nel periodo normanno ha conosciuto le scorrerie dei pirati nordici. E' stata governata poi dagli angioini e in seguito dagli aragonesi, infatti le carte dell'epoca (1200) fanno spesso riferimento ad un piccolo borgo di nome Johe probabilmente abitato da pochissime persone; nel 1449 in alcuni registri del governo aragonese si parla già delle terre di Gioia di Reggio. La Piana di Gioia è stata campo di battaglia tra aragonesi ed angioini ed il fiume Petrace ne fu spettatore silenzioso. Famosa è appunto la Battaglia di Gioia combattuta il 19 aprile del 1503 tra l'esercito Francese, con a capo Eberardo Estuardo e l'esercito Spagnolo, condotto dal Capitano Ugo di Cardona, nella quale battaglia i francesi, in netta minoranza, furono costretti ad arrendersi agli spagnoli che regnarono per ben due secoli. Il martirio della popolazione gioiese continuò con l'assedio dei pirati turcheschi i quali saccheggiarono ed incendiarono tutti i paesi esistenti nella piana. Sulle sue coste si susseguirono sbarchi di corsari, mori ed aggressori di ogni genere, ma anche la natura ha contribuito alla sua distruzione, infatti il terremoto del 1783 l'ha rasa al suolo, ed il simultaneo maremoto, provocando lo straripamento dei fiumi Petrace e Budello, ha fatto di Gioia un ampia area acquitrinosa che ben presto divenne una palude malarica. La bonifica è stata lenta e faticosa ed oggi, grazie all'impegno ed alla tenacia degli agricoltori gioiesi, nella piana si possono ammirare i più pittoreschi e profumati giardini di agrumi di tutta la zona. |
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