Noi ragazzi di 3° B abbiamo seguito un percorso progettuale curriculare, sulle origini della lingua italiana, commentando gli studi dei glottologi che hanno dedicato il loro tempo alla ricerca del linguaggio.
Abbiamo appreso che l’Università di Barkleley ha promosso un’indagine con il nome “Ipotesi Eva” e i linguisti Allan Wilson, Mark Stoneking e Rebecca Cann hanno ricercato l’origine delle lingue. Questi studiosi hanno stabilito che è esistito un linguaggio comune a tutti i popoli. Il loro studio si è basato sul fatto che tutti i progenitori dell’Uomo Sapiens sono nati e cresciuti in un unico punto non preciso dell’Africa, e per comunicare hanno concordato un codice linguistico, ovvero una lingua. L’evoluzione di tale teoria ha dimostrato che alcune lingue, tra cui il latino, sono da considerarsi “ lingue madri”.
La nostra lingua deriva proprio dal latino, lingua da non considerarsi morta ma che, anzi, “ Gode di ottima salute”. Ognuno di noi inconsapevolmente parla il latino tutti i giorni; vi sono termini latini che fanno parte del nostro italiano come: agenda, album, video, audio, super ecc… e modi di dire come- Carpe diem (cogli l’attimo); Inter nos (tra noi); Fac-simile (simile).
Nel corso dei secoli, sul territorio
italiano, dal latino si passa al volgare.
Nel II secolo d.C. i romani avevano unificato il loro impero dal punto di vista giuridico-politico e linguistico, imponendo le loro leggi e la loro lingua. I soldati romani obbligavano i coloni ad usare non il latino letterale, ma quello volgare - cioè parlato dal popolo - che a contatto con le lingue originali delle colonie subiva notevoli trasformazioni. Dopo la caduta di Roma (476 d.C.), a causa delle invasioni barbariche, tutte le varie forme di latino esistenti nelle zone conquistate si trasformarono in nuove lingue, sempre derivate dal latino, ma con caratteristiche proprie, ci riferiamo alle lingue “neolatine o romanze”- ossia: francese, provenzale, spagnolo, portoghese, catalano, rumeno, ladino, italiano. In un primo tempo tutte le lingue neolatine furono definite “volgari” perché derivavano dal latino volgare e considerate, quindi, dialetti. Per molto tempo il volgare fu solo una lingua parlata, ma poi (col tempo) si sentì la necessità di scriverlo. Dai documenti si può risalire al più antico scritto in volgare italiano: un indovinello veronese del IX secolo d.C.
Se pareba boves,
Spingeva innanzi a sé i buoi ( le dita)
alba pratalia araba,
arava i bianchi prati ( la carta)
albo versorio teneba,
teneva un bianco aratro ( la penna)
negro semen seminaba
seminava un nero seme ( l’ inchiostro)
soluzione - lo scrivano
L’importanza della lingua volgare portò, anche, San Francesco d’Assisi a scrivere il Cantico delle Creature in lingua volgare – Laudes creaturarum-
Molti altri grandi scrittori, come Dante-Petrarca- Boccaccio, usarono il volgare per scrivere le loro opere più importanti, così tutti potevano conoscerle.
Nel ‘500 il volgare si rafforzò come lingua acquistando prestigio tanto da portare gli studiosi a decidere quale lingua doveva affermarsi. Nacque, così, la “Questione della lingua”.
Essa poneva tre fondamentali quesiti:
- quale lingua utilizzare per scrivere
- con quali norme grammaticali
- con quale ortografia.
La disputa fu lunga; alla fine prevalse l’opinione di chi voleva adottare come lingua il fiorentino letterario usato dai grandi scrittori del ‘300, arricchito con elementi cinquecenteschi. Da allora il fiorentino fu considerato lingua nazionale: nacque l’italiano, tutti gli altri “volgari” furono reputati “dialetti”.
Quando si sente parlare una persona in italiano si può, anche, capire da quale regione d’Italia proviene dall’influenza degli usi dialettali delle varie regioni.Esaminando l’italiano regionale meridionale si deducono le seguenti caratteristiche relative alla
- Fonologia: raddoppiamento di consonanti all’ inizio di parola e in posizione intervocalica; “bbene” invece di bene, “subbito” invece di subito.
- morfologia: uso del complemento oggetto animato preceduto dalla preposizione a; “ascolta a tua sorella” invece di “ascolta tua sorella”.
- Lessico: imparare invece di insegnare; uscire pazzo invece di impazzire; fiumara invece di torrente.
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