PRESENTAZIONE

NOME             CHIARA

COGNOME     VATICANO

SCUOLA   III MEDIA VARAPODIO

ANNO SCOL.   2002/2003

CHIARA ama molto leggere, in particolare il genere "GIALLI". La sua scrittrice preferita è  AGATHA CHRISTIE, della quale possiede una  raccolta. 

Ecco perché ha sentito il desiderio di emulare il suo idolo scrivendo un racconto "giallo".  Con fantasia ne ha costruito la trama.

- Le osservazioni della scrittrice "in erba" -

Il racconto è costituito da poche pagine;  per me è stato un piacere scriverlo, mi sono veramente divertita e quasi quasi realizzata. Sono sicura che continuerò a scrivere ancora. A scuola ho sempre scritto storie, ma questa è diversa da tutte le altre e ne sono contenta.

LA VENDETTA”

  CHIARA  VATICANO

 

    I PERSONAGGI  DEL RACCONTO

Commissario Valli

Poliziotto Belli

Lozzi Stefania, la commessa

Baldini Giovanni, il fidanzato di Stefania.

Bianchi Miriam, la ricca signora.

Trocchi Gina, la nuova commessa.

Divoli Grazia, la proprietaria della boutique.

Capponi Margherita, la bibliotecaria.

 

  I LUOGHI  E L' AMBIENTE DEL RACCONTO

La boutique “Grazia”

Il commissariato S. Lucia

La biblioteca comunale “Sul Leggio”

L’appartamento di Stefania Lozzi

 

1° - Paragrafo –

  “Buongiorno signora Bianchi, desidera?” Era la solita vocina sottile di Stefania, una ragazza di venticinque anni, commessa da tempo nella boutique “Grazia”, ragazza adorabile e sempre col suo da fare, affabile, semplice e di poche parole, non dava fastidio a una mosca. Abitava in una pensione e si manteneva col suo unico guadagno di commessa e con qualche lavoro di cucito che si offriva di eseguire per le signore della pensione e del vicinato. Era fidanzata da qualche mese, con un bravo ragazzo poco più grande di lei che faceva il meccanico e con cui andava molto d'accordo.

“Mi servirebbe un pantalone elegante, nero, possibilmente”, chiedeva l’ assidua cliente della boutique, una ricca ragazza sui trent’ anni, frequentava spesso il negozio, non avendo niente da fare, che oziare dalla mattina alla sera. Sempre ben vestita, coi suoi modi da “signora” e di continuo con la sigaretta in bocca.

“Abbiamo questo modello e quest’ altro, oppure quel pantalone a righe che vede in vetrina”, “Preferirei provare questo”, disse la signora Bianchi dirigendosi verso il camerino. “Faccia pure”, “Mi dica, Stefania, come va con la casa e con il suo fidanzato? Naturalmente tutto bene,…mi auguro?” Disse la signora Bianchi.

"Tutto bene, io e Giovanni abbiamo deciso di sposarci tra due mesi, una piccola cerimonia, perché sa bene che non possiamo permetterci molto". "Benissimo, sono felice per voi, cara Stefania" - Disse uscendo dal camerino- Questi pantaloni mi stanno davvero bene, va solo effettuato l'orletto, sono certa che si offrirà lei stessa a fare"; le stanno davvero bene, per l’ orlo non si preoccupi, saranno pronti per domani. Prese degli spillini e li appuntò ai bordi del pantalone, poi disse “Li può togliere, adesso”. Tornata nei suoi panni, la signora Bianchi si guardò un po’ in giro, salutò e andò via.

   

2° - Paragrafo –

  Stefania, dopo una lunga giornata di lavoro, chiuse la boutique e passò a salutare Giovanni. "Ciao Giò, come è andata oggi, tutto a posto?". "Si, va tutto bene, sono molto stanco, sto aggiustando un'automobile e prima delle nove non finirò, ma se ti fa piacere appena finisco posso passare da casa tua a sistemare un po’ gli inviti per il Matrimonio”, Stefania un po’ delusa disse “Be, pensavo che potevamo cenare insieme, sono le venti, allora meglio che ci vediamo domani, magari a mezzogiorno, perché io adesso vado a ritirare una pizza e poi devo sistemare un orlo ad un pantalone", "Ok, non ti dispiacere, domani ci vedremo certamente e sistemeremo gli inviti", "Lo spero, perché è da una settimana che mi dici le stesse cose". "Non preoccuparti, questa volta dico sul serio".

Stefania,dopo aver salutato Giovanni, uscì.

   

3° - Paragrafo –

“Va bene, allora ci vediamo verso le venti e trenta a casa mia, ti aspetto…Si, adesso, però, ti devo lasciare, ho una cliente, ciao!" Disse Stefania parlando al telefono con Giovanni.

"Signora Bianchi, i suoi pantaloni sono a posto, un attimo che vado a prenderli in magazzino", Riprese Stefania riattaccando la cornetta. Ritornata dal deposito, Stefania disse “Glieli ho anche stirati, sono 52,00 euro, tutto compreso", “Benissimo, ecco a lei”, “Grazie e arrivederci", "Buongiorno".

   

4° -Paragrafo-

  Finalmente, nel salottino dell’ appartamento di Stefania si erano ritrovati lei e il suo fidanzato per discutere su chi bisognava invitare e chi invece solo partecipare. "Zia Ilda, verrà sicuramente, perché non manca mai a queste ricorrenze, invece zia Elena e zio Franco non verranno perché la zia non sopporta la confusione”, concluse Stefania,  soddisfatta di poter finalmente scrivere i nomi degli invitati. "Be', da parte mia, io invito le mie cugine: Stella, Maria, Laura e Cristina".

Così continuavano il loro colloquio.

   

5°- Paragrafo-

  Erano già passati quindici giorni dall’incontro tra i due promessi sposi e mancava solo un mese e mezzo al lieto evento; come ogni mattina Stefania serviva gentilmente le clienti che entravano nella fornita boutique dove lavorava.

"Ci rivediamo signora Bianchi come va?" Disse Stefania appena scorse la ragazza entrare, "Oh, tutto bene, sono venuta perché dovrei fare un regalo per il compleanno di una mia amica", "Si, venga pure da questa parte, ci sono i nuovi arrivi. Vuole qualcosa di sportivo o elegante?", "Preferirei qualcosa di sportivo, il regalo è per una ragazza della mia stessa età". Dopo aver visto parecchi modelli, la signorina scelse il più adatto da regalare e si diresse, seguita da Stefania, verso la cassa. Proprio in quel momento squillò il cellulare di Stefania che, chiedendo scusa alla cliente che le stava davanti, rispose:”Pronto…Oh, l’agenzia viaggi. Allora è tutto pronto per il viaggio di nozze? …Si…Le servono i nominativi!… Stefania Lozzi e Giovanni Baldini… Ok, allora passo dall’agenzia verso mezzogiorno! Arrivederci."

Poi rivolgendosi alla cliente che aveva lasciato in attesa disse "Mi scusi tanto se l’ho fatta aspettare, ma attendevo con ansia la conferma del viaggio di nozze… Ma signora sta male, mi sembra un po’ pallida!", l’altra effettivamente era sbiancata di colpo in volto, rispose "No, non sto male… Allora, quanto costa la maglietta? Possibilmente faccia un pacco regalo", Stefania eseguì accuratamente l’ordine e poi concluse dicendo "Ecco a lei, sono 25,00 euro". La signorina Bianchi pagò e uscì salutando di sfuggita, tanto da scatenare preoccupazione e nello stesso tempo curiosità in Stefania.

   

6° - Paragrafo –

  Mancava solo una settimana al matrimonio tra Stefania e Giovanni e la proprietaria della boutique presentò a Stefania la sua sostituta per il tempo in cui si sarebbe assentata tra preparativi, viaggio, stanchezza, ecc. Infatti, quello era l’ultimo giorno di lavoro per Stefania. La proprietaria, quindi, dopo aver presentato le due commesse le lasciò nel negozio in modo che Stefania svelasse i trucchi del mestiere alla sua nuova compagna.

Dopo averle mostrato i vari scaffali e tutto il resto, Stefania concluse dicendo: "Allora, Gina tu hai detto di aver lavorato in altre boutique, per questo non ci dovrebbero essere problemi, sei già indirizzata".

 La ragazza, poco più piccola di Stefania, appariva nel complesso carina: alta, un po’ robusta, con capelli corti e biondi, vestiva con dei jeans larghi e un maglioncino a righe colorate. A guardarla sembrava più che sicura di sé, capace e da non farsi impaurire da niente e nessuno. Rispose a Stefania con una voce che rispecchiava il suo aspetto "Si, ho lavorato altre volte come commessa, potrei prendere il tuo posto stasera stessa", "Be', sarà meglio aspettare fino a domani, sono passate già le venti e non credo che a quest’ora ci sia qualcuno che abbia voglia di fare spese" -disse Stefania in tono decisamente ironico- Gina le rispose con un semplice sorriso di simpatia.

   

7° - Paragrafo –  

Il mattino seguente nella boutique, dove aveva sempre regnato la tranquillità, c’erano agenti di polizia dappertutto e persone curiose di sapere ogni cosa.

Stefania, era stata trovata morta, avvelenata dentro un camerino della boutique, dall’autopsia eseguita, era stato rilevato che il decesso era avvenuto intorno alle venti, venti e trenta e che l’assassino, aveva iniettato una siringa contenente veleno nel braccio destro della vittima, causandone la morte immediata. Non era stato precisato il nome della sostanza ma per certo si sapeva che era molto forte e capace di agire in pochissimi secondi.

   

8° - Paragrafo –

  Poche ore dopo aver controllato accuratamente la situazione nella boutique, il Commissario Valli sedeva nel suo studio e davanti a lui c’era Gina, la nuova commessa.

"Allora signorina, da quanto scaturito dalle indagini lei è l’ultima persona ad aver visto la signorina Stefania Lozzi! Conferma?" Disse seccamente Valli, "Si comandante, ma con questo non vorrete dire che sia stata io a … 

A questo punto Gina si fermò e si coprì il volto con le mani, "Signorina" disse Valli rassicurante "Nessuno la sta incolpando, io sto solo svolgendo il mio lavoro. Lei mi potrebbe fornire indizi utili; adesso, per piacere stia calma e mi racconti tutto, nei minimi particolari, da quando vi siete viste a quando vi siete lasciate".

A questo punto Gina incominciò, più calma "La signora Grazia, proprietaria della boutique, aveva saputo da una sua amica che io cercavo un posto di lavoro e che avevo avuto altre esperienze in altre boutique, per questo ieri, mi contattò e ci incontrammo a pranzo a casa sua. Finito di pranzare, disse che mi dovevo presentare, alle diciannove, in boutique, così mi avrebbe fatto conoscere la signorina Stefania, che io avrei dovuto sostituire per un po' di tempo".

A questo punto il commissario la fermò e le disse "Mi scusi se la interrompo ma per quanto tempo avrebbe dovuto sostituire la signorina Stefania?" "Esattamente per un mese".

Valli fece un cenno d’assenso col capo e lei proseguì, "Come d’accordo, mi presentai alle diciannove in punto alla boutique, lì mi accolsero la proprietaria e la signorina Stefania. Parlammo per circa mezz’ora nello studio della signora Grazia che poi ci lasciò e disse a Stefania di farmi un po’ vedere i trucchi del mestiere. Così fece, poi uscimmo, tutte e due alle venti e cinque; io mi diressi subito nella mia auto e partii, mentre Stefania si fermò ad abbassare la saracinesca del negozio... Questo è tutto".

"Va bene per oggi, se avremo nuovamente bisogno di lei glielo faremo sapere. Arrivederci”. A questo punto il commissario si alzò, strinse la mano a Gina, che uscì.

   

9° - Paragrafo –

  "Salve signor Baldini, non abbiamo avuto modo di vederci prima, le faccio le mie più sentite condoglianze" disse il commissario, stringendo la mano al signor Baldini, che rispose addolorato "La ringrazio commissario e la prego di fare tutto il possibile per scoprire chi ha ucciso Stefania", "Lo farò senz’altro… Ho interrogato la signorina Gina, la sostituta della sua fidanzata… Pare sia stata lei l’ultima a vedere la signorina Stefania", "E che cosa avete scoperto dalla sua versione dei fatti?" "Be', un movente ce l’ ha. Un mese solo di lavoro non le bastava e sbarazzandosi della sua fidanzata, avrebbe potuto prendere per sempre il suo posto di commessa. Avrebbe potuto organizzare tutto per ucciderla, fruttando il tempo  trascorso dopo il pranzo con la proprietaria fino all'ora dell’incontro con la signorina Stefania. Rimaste sole avrebbe potuto agire tranquillamente e poi raccontare alla polizia (come infatti è successo) che nell’andar via, partì prima con la sua auto, mentre lasciava Stefania ad abbassare la saracinesca del negozio. Effettivamente la saracinesca del negozio era abbassata, però, l’avrebbe anche potuta abbassare la signorina Gina, dopo aver ucciso la povera vittima". 

Dopo aver esposto le proprie idee, Valli lasciò parlare il signor Baldini.

"Allora che cosa aspettate a sbatterla dentro", gridò con il volto rigato di lacrime, "Perché, non sono proprio sicuro che la signorina Gina avrebbe potuto commettere un omicidio", "Be', allora dall’aspetto fisico lei può capire se una persona ha commesso o no un omicidio!?" Disse secco il signor Baldini. 

"Mi dispiace se le ho fatto pensare questo, volevo solo dire che non ci sono abbastanza prove per accusare la signorina Gina di aver commesso il delitto". "D’accordo, mi scusi se sono stato scortese, adesso devo proprio andare, mi raccomando, se sa qualcosa mi avverta".

   

10° - Paragrafo –

  Il mattino seguente, il commissario Valli, volle ritornare sul luogo del delitto, per essere sicuro di non aver lasciato da parte neppure un minimo indizio o dettaglio.

"Commissario, in deposito abbiamo trovato questo".  Belli, uno dei poliziotti che si stavano occupando del caso, mostrò a Valli un libricino spesso, verde, con una scritta rossa "Veleni e misteri", trovato nel magazzino della boutique. 

Il commissario lo prese in mano e vide che sul retro era timbrato: Biblioteca comunale: "Sul leggio". poi disse, con una luce negli occhi, "Questa è la soluzione ai nostri problemi".

   

11° - Paragrafo –  

Mezz’ora più tardi, il commissario e Belli, stavano per entrare alla biblioteca "Sul leggio".

"Buongiorno signora, sono il commissario Valli del commissariato Santa Lucia… Lei è…" Disse rivolgendosi a una donna sui quarant’anni, ben curata e senza un capello fuori posto, che si trovava dietro una scrivania e scriveva al computer.

"Buongiorno commissario, io sono Margherita Capponi, la proprietaria di questa biblioteca. In che cosa posso esservi utile?" Rispose in modo cordiale, "Non so se ha sentito parlare dell’assassinio di quella giovane commessa, avvenuto ieri sera!" "Si, ne ho sentito parlare e devo dire che ne sono rimasta molto turbata".

"Bene, noi siamo qui proprio per questo. La ragazza è stata avvelenata e nel deposito del negozio, abbiamo trovato questo libricino, con il vostro timbro" E il commissario trasse di tasca l’ opuscolo e lo porse alla signora che dopo averlo scrutato confermò  "Si, è proprio un libro dei nostri" , allora Valli chiese "Ci potrebbe dire chi ha e quando è stato ritirato questo libro?".

"Si, attendete un attimo, controllo nel computer", Dopo qualche minuto la signora disse  "Nell’inventario dei libri ritirati quest’anno non risulta, è molto raro che la gente scelga questo tipo di libro se non per uno scopo ben preciso. Il libro fa parte di una collana di testi chimici e scientifici… Controllo nell’inventario dell’anno scorso".

Dopo aver ricercato accuratamente, la signora disse "Questo libretto è stato ritirato dalla signora Bianchi Miriam, la quale non ha poi riportato. Di solito contattiamo le persone che non riportano i libri, ma in questo caso era un libro di poca importanza e abbiamo lasciato perdere; adesso ricordo! 

"Dopo aver preso appunti, Valli strinse la mano alla signora, la ringraziò e uscì seguito dal suo collega.

   

12° - Paragrafo –

"Comandante, la signora Bianchi Miriam, abita in Via Dei Salici n. 18, è sposata da pochi mesi con un ricco imprenditore e a quanto pare sembra una persona a posto". Disse Belli rivolto a Valli che rispose "La rintracci comunque, e le dica di presentarsi in commissariato questa mattina; sono già passati due giorni dall’omicidio della ragazza e non possiamo perdere tempo". "Va bene comandante, mi procuro il suo numero di telefono e la avverto" concluse Belli, uscendo dallo studio di Valli.

   

13° - Paragrafo -

  " Buongiorno signora" disse Valli stringendo la mano alla signora Bianchi e facendola accomodare nel suo studio. "Buongiorno commissario… Vorrei sapere il perché di questa mia convocazione" disse la donna indignata. "Bene, allora arriviamo subito al dunque, ha sentito parlare della morte di quella giovane commessa: Stefania Lozzi?". "Si, ne ho sentito parlare e mi è molto dispiaciuto perché frequentavo spesso la boutique Grazia" disse normalmente la signora Bianchi, "Bene, la signorina è stata avvelenata e durante le indagini abbiamo trovato questo nel deposito della boutique" disse Valli porgendo alla sua interlocutrice il libricino trovato da Belli. Lei lo guardò e non disse nulla, Valli continuò dicendo "Come può notare, questo libro è timbrato dalla biblioteca comunale "Sul Leggio" ed informandoci è stata lei a ritirarlo". "Si, lo ammetto l’ho ritirato io, ma con questo? Come le ho detto frequento spesso la boutique ed è molto probabile che il libro mi sia caduto dalla borsa, sicuramente mentre misuravo qualche vestito".  "Vede, a noi risulta che lei abbia preso questo libro più di un anno fa". "Si, sono un’appassionata di veleni. Mi piace leggerne la composizione, niente di più".

"Signora, io non voglio contraddirla, ma le circostanze mi consentono di farlo. Gli indizi ci sono e non possono essere solo coincidenze" Disse placido il comandante, "Scusi, con questo cosa vorrebbe dire!?". "Vorrei dire che se lei ci aiutasse e collaborasse con noi, sarebbe tutto più facile, signora Bianchi".

In quel momento bussarono alla porta: era Belli che chiedeva a Valli di uscire.

   

  * * * * *

 

“Comandante, tutto coincide! Abbiamo scoperto che circa un anno fa, in un paesino a pochi chilometri da qui, è stato commesso un omicidio in una casa di un’anziana molto ricca che disponeva di una grossa somma di denaro. Oltre all’omicidio, scomparve anche il capitale della donna; la polizia non riuscì mai a trovare il colpevole dell’accaduto, perché la donna era sola, non conosceva nessuno. Chi sapeva del denaro di cui disponeva, se non qualcuno che abitava con lei? 

La signora non usciva mai e di conseguenza non parlava con nessuno. Non aveva neppure parenti!". Concluse soddisfatto Belli, "Già, chi ha ucciso la donna e rubato il proprio denaro deve essere stato per forza qualcuno che abitava con lei, magari un domestico… Ma, mi scusi Belli, questo cosa centra con la faccenda di cui ci stiamo occupando?". "E qui, arriva il nocciolo della questione" Disse Belli " 

La donna è stata avvelenata proprio con lo stesso veleno e con lo stesso metodo con cui è stata avvelenata la signorina Stefania, "Ora capisco" Disse Valli. Secondo lei ci potrebbe essere qualche collegamento con l’omicidio di cui ci stiamo occupando. Ascolti la mia versione: circa un anno fa è stato ritirato dalla biblioteca comunale, un libro sui veleni che sarebbe servito alla signora Bianchi, per uccidere quell’anziana donna. Adesso dobbiamo chiarire alcuni punti.

"Punto primo: la signora Bianchi come mai conosceva quell’anziana donna? Potrebbe essere stata una domestica, ma non un’amica, perché come abbiamo detto la donna non conosceva nessuno. Non poteva essere nemmeno una parente, perché non ne aveva. Punto due: perché avrebbe dovuto uccidere anche la signorina Lozzi? Si trattava di una vecchia conoscenza, che riguardava il delitto e il furto, avvenuto un anno fa?" Concluse il comandante. "Già, bisogna risolvere questi punti interrogativi!" Disse Belli perplesso.

"Adesso rientro e continuo ad interrogare la signora Bianchi" E dicendo questo, il comandante rientrò nel suo ufficio, dove aveva lasciato la donna".

 

 

* * * * *

 

"Signora Bianchi, mi scusi se l’ ho fatta attendere. Continuiamo il nostro dialogo. Lei, circa un anno fa, ha ritirato un libro alla biblioteca comunale della città "Sul Leggio". Nello stesso periodo è stata uccisa, avvelenata, una anziana ricca donna. Non è una coincidenza che sia stata avvelenata allo stesso modo della signorina Stefania, giusto signora?". 

"Guardi che io non capisco dove vuole arrivare, commissario, sto iniziando a perdere la pazienza"gridò sempre più indignata la donna. 

Per un momento Valli pensò di sbagliarsi e che la signorina Bianchi non centrasse per niente in quella storia, ma poi ritornò in sé e non si impietosì. "Signora" disse "Le conviene confessare, perché altrimenti sarà questione di tempo, scopriremo da soli per quale motivo ha ucciso la signorina Stefania".

Per qualche secondo nella stanza regnò il silenzio, poi la signora Bianchi cominciò.

“Lo ammetto, sono stata io a uccidere la signorina Stefania Lozzi. Frequentavo spesso, come le ho detto, la boutique. Consideravo la signorina Stefania una persona gioviale, simpatica, quasi la invidiavo; ma non l’ ho uccisa per questo. Sapevo che era in prossimità di sposarsi, un giorno mentre ero nella boutique, ho ascoltato una sua telefonata al cellulare con il suo futuro sposo: Giovanni Baldini, che io conoscevo bene..." 

Esitò un momento poi continuò "abbiamo commesso insieme l’omicidio di quell’anziana donna. Io lavoravo da lei come domestica e Giovanni come giardiniere. La donna mi aveva parlato spesso del suo capitale e così, insieme organizzammo di ucciderla. Il patto era di dividere la somma in parti eque. Però, dopo aver commesso l’omicidio lui mi disse che dovevo partire subito, perché la polizia ci aveva scoperto, così lasciai la mia parte di denaro nelle sue mani; avremmo con calma, poi diviso la somma. Non era vero, la polizia era soltanto un pretesto per tenersi anche la mia somma di denaro. Quando scoprii che mi aveva ingannata mi ero ripromessa di fargliela pagare. Si prese gioco di me: mi diceva che con questo denaro ci saremmo sposati e avremmo vissuto in una villa con tutte le comodità. Mi aveva fatto perdere la testa. Appena capii l’inganno mi trasferii qui per rifarmi una nuova vita, però vivevo sempre con quel peso sulla coscienza. Mi sposai con un uomo benestante e così pensavo di poter ricominciare da zero e dimenticare il passato. Quando, però, quel giorno scoprii che Giovanni Baldini era il futuro marito di Stefania, non capii più niente e quella fatidica sera, aspettai il momento giusto per agire; la condussi in magazzino col pretesto di dover urgentemente cambiare un regalo, comprato pochi giorni prima e le iniettai una siringa contenente veleno. Dopo averla uccisa scoprii che Giovanni aveva perso tutto il denaro rubato, spendendolo per aprire una concessionaria di auto che però finì con l’andare in gestione ad altri proprietari, perché con lui era andata male. Devo dire che ne fui contenta…".

"Signora" La interruppe grave il commissario "Perché, allora, non ha ucciso il signor Baldini?" "Perché lui doveva pagare due volte: prima doveva soffrire per la morte della sua futura moglie e poi per la sua incarcerazione, quando voi aveste scoperto la verità. Io ero sicura che l’avreste scoperta e ne ero quasi felice, non tanto per me, quanto per Giovanni" concluse con malignità la donna. "Signorina, lei è in arresto per l’omicidio dell’anziana signora dove lavorava e per il furto del suo capitale. Inoltre, per l’omicidio della signorina Stefania Lozzi".

 In quel momento entrò Belli e il commissario disse "Belli arresti la signora qui presente, Bianchi Miriam e il signor Baldini Giovanni".

 

 

    FINE

 

 

...E I RACCONTI CONTINUANO...

 

 

UN GIORNO PARTICOLARE NEL TRANQUILLO PAESINO

  In un paesino, dove le stradine e i vicoli lo rendono caratteristico e carino successe che….  

E' Settembre, Martina, una giovanissima ragazza, ama  giocare a tennis e quando può gioca, anche, dove capita. Un giorno nel vicolo la pallina, cosa strana, colpì il vetro della finestra frantumandolo. La casa era chiusa, perché era  abitata dalla famiglia Foletti soltanto in estate. La nonna di Martina, subito pensò di telefonare alla famiglia Foletti, per avvertirli dell'accaduto; quindi il vetro doveva essere riparato per le vacanze estive, quando loro sarebbero arrivati. Un grave imprevisto, durante l'inverno, la morte dell'anziano padre impedì le vacanze estive nel piccolo paese. Il vetro venne dimenticato. Passò l'estate e arrivò Ottobre, una mattina la nonna di Martina, come sempre stava svolgendo le faccende di casa, quando ad un tratto sentì un rumore, si affacciò al balcone per vedere cosa fosse. Una persona anziana stava togliendo il vetro rotto dalla finestra di casa Foletti. La nonna, nel vedere quell'uomo, mai visto prima, si preoccupò perché capì che tentava di aprire la finestra. La nonna, quindi, disse: "Mi scusi, signore, in quella casa non abita nessuno, il vetro è stato rotto da mia nipote, ma ci siamo messi d'accordo con la famiglia Foletti di sostituirlo". L'uomo vestendosi di autorità le rispose: "La casa è mia! Io sono il padrone; sono il  fratello del defunto signor Foletti; pertanto sono l'erede e la casa mi spetta di diritto."  La nonna diffidente e incredula rispose:" Mi scusi, non sono cose che mi riguardano e non voglio intromettermi, ma il signor Foletti ha cinque figli, come fa a dire di essere l'erede?" La nonna ritornò in casa, e pur vedendo il presunto erede andare via decise di avvertire la famiglia Foletti. Il figlio del defunto Foletti chiese alla nonna di stare attenta e di ritelefonare se l'uomo, fratellastro del signor Foletti non tanto sano di  mente, fosse ritornato.. Il giorno dopo la storia si ripeté, anzi l'uomo arrivò con una lunga scala. La nonna fece così la telefonata e rimase dentro casa ad aspettare. Era trascorsa mezz'ora da quella telefonata, quando da fuori arrivarono alle sue orecchie delle grida. Cosa stava accadendo?....Altra gente del quartiere era in strada che cercava di fermare l'anziano signore che, nel frattempo, lanciava di tutto sulla folla. Alcuni ridevano, altri lo chiamavano pazzo.  Ma all'improvviso, dalla strada principale, arrivarono i Carabinieri. La folla si chiedeva come mai i Carabinieri erano lì; come facevano a sapere dell'accaduto? Chi li aveva chiamati? I Carabinieri fecero calmare e allontanare la folla per poter meglio agire sull'uomo, che intanto era salito sul balcone della casa e aperto le porte. I Carabinieri dovettero arrampicarsi sul balcone e costringere il presunto erede ad abbandonare la casa. Non fu semplice. Nel frattempo era arrivato sul posto uno dei figli del Foletti che assistette alla scena contento del fatto che i Carabinieri erano già lì; mentre la folla, non essendo abituata a questi episodi, applaudiva le forze dell'ordine che avevano saputo calmare e convincere l'uomo ad abbandonare la casa e a lasciare il tranquillo paesino. Il signor Foletti dopo aver ringraziato i Carabinieri andò a ringraziare, anche la nonna di Martina.

 

                                             FINE

 

 PAGINA PROGETTOHOME PAGE

© ISTITUTO COMPRENSIVO VARAPODIO- Sito curato dalla docente funzione obiettivo "Nuove tecnologie" prof.ssa Angela Raco