|
Varapodio/Se n'è parlato nel dibattito
voluto da "Giovane Italia"
Federalismo?, la classe
dirigente dovrà essere più "responsabile"
Tripodi, Crupi, Caligiuri, Frisina, G.Aloi,
N.Aloi, Fedele
|
Vincenzo
Vaticano
VARAPODIO
– << Un dibattito importante, molto stimolante e di alto
livello>>. Con questa valutazione, sicuramente non di
circostanza, l’assessore regionale alla Cultura Mario
Caligiuri ha concluso il “salotto” che - organizzato dal
locale circolo “Giovane Italia” in occasione dell’inizio
delle manifestazioni celebrative dell’Unità - ha avuto come
tema il risorgimento e il federalismo fiscale.
Un giudizio, facilmente condivisibile, se si considera
l’alto spessore culturale che ha caratterizzato gli
interventi dei relatori presenti ai lavori: il prof.
Pasquino Crupi, l’on. Luigi Fedele, il prof. Natino Aloi e
il segretario dei Comunisti italiani Michelangelo Tripodi.
Al cospetto di una platea composta da amministratori locali
e cittadini ma, soprattutto, da dirigenti scolastici,
docenti e studenti delle scuole secondarie di primo e
secondo grado del comprensorio, è stato il giovane Graziano
Aloi ad introdurre i lavori, moderati, poi, dalla scrittrice
Maria Frisina la quale, tra un intervento e l’altro, ha
rievocato, attraverso un excursus storico, i principali
eventi del cammino di unificazione dell’Italia.
Tutti i relatori, prima di entrare nel vivo del dibattito,
si sono opportunamente soffermarti a lungo su quello che è
stato e, tuttora rimane, il problema che mai nessuna
leadership di governo è riuscita a risolvere e, cioè,
l’ormai famosa “questione meridionale”. Un “gap” (tra nord e
sud) che, secondo quanto emerso dal dibattito, è
preesistente all’unità e rimane sempre al centro della
politica italiana. Con diverse sfumature, comunque, i
singoli relatori, pur riconoscendo le innegabili
responsabilità politiche che nel corso dei tempi hanno
provocato conseguente estremamente penalizzanti e, in certi
casi, irrimediabili, nei confronti delle aree cosiddette
depresse, si sono però chiesti se ciascuno ha fatto in pieno
la propria parte e se tali responsabilità siano solo frutto
di comportamenti unilaterali.
<< Il miglior modo per celebrare questo evento – è stato poi
detto tra tante altre cose sia da Tripodi che da Caligiuri –
è quello di lavorare per una prospettiva nuova e di
sviluppo, come fatto, ad esempio, nella vicina Germania
dove, dopo la caduta del muro, attraverso un’immane sforzo
economico, il divario tra regioni ricche e povere si è
colmato, se non addirittura invertito>>.
Molto serrato è risultato il successivo dibattito sul
federalismo ed immancabile ed inevitabile è stato il
richiamo ai grandi fautori di questa forma di organizzazione
dello Stato: dal federalista repubblicano Cattaneo al
federalista libertario Ferrari, dal neoguelfista Gioberti al
leghista Miglio (mentore di Umberto Bossi) . Luigi Fedele si
è dimostrato “possibilista” all’attuazione del federalismo
<< sempreché esso vada nel senso di una maggiore
responsabilizzazione della classe dirigente locale -
indispensabile per eliminare gli sprechi - e non sia inteso
come un’imposizione dall’alto>>. Per Natino Aloi, convinto
sostenitore dello stato unitario, nessuna apertura, invece,
a qualsiasi forma di decentramento federalista << che
rappresenterebbe per il mezzogiorno un ulteriore
penalizzazione e delusione>>. Pasquino Crupi, ha sostenuto
che << esso rappresenta una sorta di ingegneria
istituzionale cui si ricorre quando c’è da risolvere
particolari situazione>>. Molte perplessità e giudizi
negativi sono stati espressi anche da Tripodi.
|
|