VARAPODIO – Il Tribunale di Palmi (sezione distaccata
di Cinquefrondi), con sentenza, da alcuni giorni divenuta
definitiva, ha assolto con la formula più ampia (il fatto
non sussiste) il proprietario di un abitazione, rinviato a
giudizio per presunto abusivismo edilizio, con contestuale
richiesta di condanna a 6 mesi di arresto e una pesante
ammenda pecuniaria. Oltre a porre fine ad una comprensibile
serie di spiacevoli vicissitudini e traversie per l’imputato
(M.T., impiegato del luogo), va subito rilevato che la
decisione giudiziaria, unitamente alle motivazioni che
l’hanno determinata, assume particolare rilevanza per la
collettività varapodiese in quanto dalla stessa, anche se in
via incidentale, viene enunciato un importante principio in
materia di realizzazione di tettoie, innovativo, a quanto
pare, delle disposizioni del Regolamento edilizio comunale
attualmente in vigore.
Nella fattispecie, tra tante altre cose, la sentenza
definisce non fondata << la presunzione di un dipendente
dell’Ufficio tecnico del Comune di Varapodio che , anche se
aperta, una tettoia costituisce volumetria>>. Una
presunzione, quest’ultima, esternata dopo che il
responsabile dello stesso ufficio aveva rilasciato al
Tropeano il permesso di costruire una tettoia a copertura
della propria abitazione. Il dispositivo della sentenza
recita ancora: <<E’ evidente come l’assunto del tecnico,
anche se basato sulla interpretazione ampliativa di “volume”
fatta dal Regolamento comunale risalente al 1980, è in
aperto contrasto con l’evoluzione legislativa e
giurisprudenziale secondo la quale è produttiva di volume
solo la realizzazione di tettoie chiuse con vetri, o in
altro modo, …… mentre non considera produttiva di volume, ai
fini edilizi, la realizzazione di una tettoia o veranda che
rimanga aperta su tre lati>>. Per i futuri comportamenti dei
cittadini, in materia di copertura delle loro abitazioni,,
sicuramente, non costituisce una novità di poco conto questo
precedente giurisprudenziale.