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Raffiche di mitra
contro la caserma della polizia a Rosarno dove è stata
devastata una scuola, attentati incendiari all'ex sindaco di
Molochio e a una coop Nella Piana una nottata da
incubo Unanime condanna per l'intimidazione
mafiosa agli uomini
dell'Anticrimine
Gioacchino
Saccà
GIOIA TAURO – Gravissimo atto criminale a
Rosarno dove
raffiche di mitraglietta e colpi di pistola automatica cal.
7,65 sono stati esplosi contro la caserma che ospita in via
Nazionale Nord il «Nucleo prevenzione crimini Calabria». I
colpi sono stati indirizzati tutti verso il primo piano
dell'edificio che ospita gli alloggi dei 120 agenti di polizia
in forza allo speciale reparto che viene utilizzato da tempo
nella Piana e sull'Aspromonte orientale per attività di
routine con continue battute, controlli e posti di blocco
tendenti a scoraggiare l'attività criminosa sul territorio. Il
fatto si è verificato alle tre in punto: all'improvviso il
silenzio è stato rotto dalle raffiche della mitraglietta e da
altri spari indirizzati contro l'esterno dello stabile e in
particolare verso una finestra. A quanto pare il commando era
composto da due sole persone giunte in via Nazionale a bordo
di una motoretta: pochissime le notizie filtrate sui
particolari di un episodio che ieri mattina ha messo a rumore
l'intera Piana di Gioia Tauro trovando subito echi, che non
hanno nascosto gravissima preocccupazione, nel resto della
provincia e in particolare in Prefettura e in Questura. A
parte i vetri di una finestra andati in frantumi e i fori
provocati all'esterno nessun danno, per fortuna, di altro
genere e in particolare alle persone ha provocato la
sparatoria destinata a rappresentare sicuramente e in maniera
significativa un nuovo ulteriore «segnale» contro le
istituzioni. È questo l'ennesimo atto criminoso di una vera e
propria escalation che a Rosarno pare ormai non debba
conoscere più limiti e ostacoli. Si è tentata subito una prima
chiave di lettura e che è stata quella di un possibile atto
dimostrativo studiato e messo a punto dalla criminalità
organizzata che non è disposta ad arrendersi davanti
all'attacco delle forze dell'ordine. Mandanti? Esecutori?
Un'azione isolata? Sono interrogativi ai quali la polizia in
queste ore sta tentando di dare una risposta. Intanto ieri
Rosarno è stata letteralmente assediata dalla polizia: decine
e decine di perquisizioni, centinaia di controlli sulle
persone, verifiche di alibi-orario e prove stub sono state già
eseguite per cercare di imboccare la strada giusta che dovrà
portare alla soluzione di un caso che non sembra destinato
veramente a passare sotto silenzio ma invece a provocare tanto
clamore. Ieri mattina il sindaco di Rosarno, Giuseppe
Lavorato, che è stato per lungo tempo un tenace sostenitore
della necessità di attivare un «nucleo anticrimine» (lo stesso
ha avviato la sua attività nel marzo '98 con la venuta del
ministro Napolitano), si è incontrato col questore Malvano e
col prefetto Ferrigno. A mezzogiorno ha partecipato alla
riunione, indetta d'urgenza, dal Comitato per l'ordine e la
sicurezza che ha dedicato tanto tempo e tanta attenzione
proprio al «caso Rosarno». Del gravissimo fatto della scorsa
notte sarà investito anche il consiglio comunale convocato già
in via urgente dal prof. Lavorato in «seduta aperta» per le
ore dieci di domenica cinque dicembre. E intanto il sindaco,
condannando ancora una volta l'escalation mafiosa che mina il
vivere civile di una città che respinge questo brutto fenomeno
ha rilasciato una dichiarazione nella quale afferma che:
«l'attacco mafioso al Nucleo Anticrimine dimostra che le
organizzazioni malavitose per mantenere intatta la loro
onnipotenza sono disposte a tutto, anche ad alzare il tiro e
colpire livelli sempre più alti delle istituzioni dello Stato.
Lo testimonia – dice Lavorato – il susseguirsi delle imprese
criminali degli ultimi mesi cominciato con rapine a mano
armata e ferimenti ai danni di ambulanti e commercianti,
proseguito con pistolettate agli extracomunitari, gravi
danneggiamenti e furti alle strutture comunali fino alla
spavalda e gravissima azione della scorsa notte. Bisogna
fermare – è il convincimento di Lavorato – questa allarmante
escalation mafiosa. E lo Stato democratico deve mobilitare le
sue forze. Questi argomenti, assieme alla viva e forte
solidarietà agli operatori della polizia di Stato e delle
altre forze dell'ordine, saranno i temi del consiglio comunale
già approvato in seduta aperta al pubblico per domenica
prossima presso l'auditorium comunale». Ignoti anno dato fuoco
a Molochio alla porta di ingresso dello studio professionale
dell'ex sindaco, architetto Giuseppe Mezzatesta. Il grave
fatto, un vero e proprio attentato incendiario che forse per
alcune coincidenze fortuite non ha provocato danni gravissimi
e irreparabili, si è verificato in un'ora imprecisata durante
la notte da mercoledì a giovedì. Sconosciuti hanno cosparso di
liquido infiammabile (queste le prime risultanze delle
indagini) la porta in speciale materiale plastico appiccando
quindi il fuoco. Le fiamme hanno completamente distrutto,
quasi liquefatta, la porta ma per fortuna, forse per un colpo
di vento, si sono spente. Lo studio di consulenza e
progettazione dell'ex sindaco Mezzatesta è ubicato al piano
terra di via Firenze, una strada centrale di Molochio.
Mezzatesta abita in un condominio posto un solo isolato più
avanti e a poco più di dieci metri è ubicata la stazione dei
carabinieri. È facile dedurre, dunque, che gli sconosciuti
hanno agito con notevole audacia per portare a termine il
progetto di un vero e proprio attentato per il quale si cerca
adesso una prima possibile interpretazione. Della cosa, nella
prima mattinata di ieri, si è accorto a quanto pare un
netturbino che stava transitando in via Firenze proprio per
motivi di lavoro. È stato subito informato l'architetto
Mezzatesta che resosi immediatamente conto che non si poteva
trattare di un fatto accidentale ha avvisato i carabinieri
della locale stazione. Gli stessi hanno avviato immediatamente
le indagini provvedendo per prima cosa a rilevare possibili
eventuali impronte lasciate sul posto da qualcuno che ha agito
a scopo intimidatorio. A Mezzatesta nella giornata di ieri
sono pervenuti diversi attestati di solidarietà. Lo stesso, 34
anni, in politica da poco meno di un lustro, è stato sindaco
di Molochio alla guida di una coalizione orientata a sinistra
fino al giugno scorso, fino a quando, il consiglio comunale
non è stato sciolto in conseguenza di una serie di dimissioni
a catena che hanno interessato schieramenti diversi. Era in
carica da due anni dopo essere stato eletto primo cittadino
del centro preaspromontano a capo di una lista civica. A
Molochio si tornerà alle urne nella prossima primavera e
l'architetto Giuseppe Mezzatesta, si afferma con insistenza
negli ambienti politici, sarà candidato a sindaco. I
carabinieri, nelle loro indagini, senza tralasciare alcun
indizio, seguono piste diverse. Tra le altre anche quella
politica. Sempre a Rosarno si è registrato un altro raid
vandalico. Ignoti, dopo aver forzato una porta secondaria,
sono penetrati nel piano terra dell'edificio che in via
Cimitero ospita l'«Istituto professionale per l'Agricoltura e
l'ambiente»: hanno mandato in frantumi i vetri delle finestre
di alcune aule e hanno sfondato le porte che dai corridoi
danno accesso alle stesse. Nelle aule banchi, sedie, cattedre
e materiale didattico sono stati danneggiati e ridotti proprio
a malpartito. In pratica tutto il piano terra è stato
letteralmente messo a soqquadro per cui ieri l'attività
didattica in alcune classi è stata sospesa. Gli sconosciuti
hanno anche tentato, senza però riuscirci, di forzare una
pesante porta blindata che immette alla presidenza e agli
uffici di segreteria. Il fatto è stato denunciato ieri mattina
dal preside, prof. Girolamo Bello, 49 anni, ai carabinieri
della stazione di via Aldo Moro. Il prof. Bello si è reso
conto di quel che era accaduto, nella primissima mattinata,
intorno alle sette, dopo essere giunto sul posto in compagnia
di alcuni docenti pendolari. Il maresciallo Vilardi,
comandante la stazione di Rosarno, ha inviato una pattuglia di
carabinieri per le constatazioni del caso. La stessa scuola è
stata fatta oggetto di un altro raid notturno che ha provocato
gravissimi danni nello scorso mese di settembre. Per
completare la cronaca di questa notte da incubo, un altro
attentato. La cabina di guida di una autocarro Fiat «Iveco» è
stata completamente distrutta da un incendio di matrice dolosa
provocato da sconosciuti a Maropati. L'automezzo, di proprietà
della cooperativa a responsabilità limitata «Agrom» che ha
sede a Maropati era parcheggiato in via Europa. Alte fiamme si
sono levate improvvisamente intorno alle 4.30 di ieri mattina
per cui qualcuno ha informato Giuseppe Valerioti, 49 anni, che
è una dei responsabili della cooperativa. Lo stesso ha
allertato i carabinieri della locale stazione giunti subito
sul posto i quali resisi conto della portata del sinistro
hanno chiesto l'intervento di una squadra di vigili del fuoco.
La cabina di guida è stata completamente distrutta
dall'incendio e i danni non sono stati ancora quantificati. Le
fiamme, a quanto è stato possibile apprendere, sono state
alimentate da liquido infiammabile del quale l'abitacolo era
stato cosparso in abbondanza. L'«Agrom» arl è una cooperativa
nata da poco e raccoglie un certo numero di produttori di
agrumi ed è dotata di un idoneo centro per la lavorazione e la
trasformazione in succhi e pasta per succhi di arance. L'Iveco
dato alle fiamme è uno dei mezzi di proprietà della
cooperativa utilizzato per il trasporto di arance e altri
agrumi dai posti di produzione a quello di lavorazione. Chi ha
voluto dare un avvertimento all'Agrom col tentativo forse di
scoraggiare la sua attività? È l'interrogativo al quale
cercano di rispondere i carabinieri che stanno conducendo le
indagini. |
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