GIOIA TAURO (g.s.)– I carabinieri hanno
proceduto in Varapodio al sequestro di un grande
capannone in cemento armato prefabbricato
ubicato in via Rimembranze e destinato, secondo
il progetto, ad ospitare un impianto per la
produzione di birra.
Il sequestro, chiesto dal Pm dott. Stefano
Musolino e disposto dal Gip dott. Domenico
Santoro, è stato eseguito a conclusione delle
indagini dei militari della Compagnia di
Taurianova coordinate dal maggiore Ciro Trentin
e condotte dal luogotenente Gaetano Vaccari e
dal maresciallo Vincenzo Ferrigno.
L'attività investigativa, con controlli "sul
campo" e la verifica di numerosi documenti, ha
infatti consentito di accertare che i
destinatari del sequestro, Rocco Trinci, 79
anni, e Pasqualino Trinci, di 33, padre e
figlio, entrambi di Varapodio, il primo in
qualità di proprietario e il secondo di
committente «utilizzando un permesso di
costruzione illegittimo» avevano avviato la
realizzazione del capannone in questione (la cui
superficie è di oltre 650 mq) che è sorto in una
zona ritenuta invece idonea ad essere destinata
ad altri usi.
La cosa era stata possibile, recita testualmente
il provvedimento di sequestro, «grazie alla
prospettazione falsa, in sede di presentazione
progettuale, della stretta strumentalità tra
l'opera realizzanda e le colture che si
intendevano impiantare nei fondi limitrofi e che
attraverso il capannone in questione dovevano
essere lavorate».
In buona sostanza i carabinieri, grazie alle
loro indagini, hanno scoperto che una vasta area
intorno al fabbricato doveva essere destinata
alla coltivazione del luppolo e dell'orzo
(indispensabili per produrre la birra) come
rappresentato in progetto.
Ma dei periti chiamati a dare un loro parere in
proposito hanno stabilito che le aree in
questione sono inidonee alla coltivazione del
luppolo e scarsamente produttive per l'orzo.
Non solo. I carabinieri, andando a fondo nelle
indagini, hanno anche scoperto che i terreni
limitrofi la nascente "fabbrica di birra" sono
ancora coltivati ad uliveti, mai dismessi e per
i quali erano stati anche erogati ( l'ultima
elargizione risale al 23 febbraio scorso) fondi
pubblici destinati sostenere la produzione
olivicola.
Assieme ai due Trinci (destinatari di fatto del
sequestro dell'immobile per cui risultano
rilasciate licenze e autorizzazioni illegittime
), ai quali viene contestato il reato di
costruzione abusiva (il fabbricato posto sotto
sequestro è difforme dall'autorizzazione per
volumetria e altro ), risultano indagati due
funzionari dell'Ufficio tecnico comunale di
Varapodio: Pietro Bagnato, 57 anni, e Giovanni
Celea, di 54, che rispondono di abuso d'ufficio.
Al Comune i carabinieri, contestualmente al
sequestro del capannone di via Rimembranze,
hanno sequestrato tutta la documentazione
relativa all'istruttoria (ricezione, esame,
approvazione del progetto, rilascio di
autorizzazioni per la costruzione
dell'immobile).
E al riguardo i carabinieri del maggiore Trentin
hanno anche scoperto che il capannone, il cui
valore è stato stimato in alcune centinaia di
migliaia di euro, qualunque fosse stata ala sua
destinazione sarebbe stato collegato, fatto
gravissimo, alla rete fognaria urbana mentre la
legge impone per gli impianti industriali vasche
di depurazione e decantazione per un diverso
smaltimento delle acque reflue.