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Varapodio/Il
ritardato insediamento Pip
Storia
di un esproprio, della carità cristiana e di una lettera al Papa
Uno scorcio del Pip (Piano insediamento
produttivi)
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Vincenzo Vaticano
VARAPODIO – << Avendo avuto modo di apprezzare le
grandi doti di umanità e umiltà che contraddistinguono le
vostre missioni, entrambe improntate alla chiarezza e alla
visione di una chiesa povera e umile, vi scrivo, in qualità
di sindaco, e anche in qualità di cattolico credente per
portare alla vostra attenzione una situazione alquanto
sgradevole riguardante il comportamento di alcuni soggetti
interni alla diocesi Oppido-Palmi>>.
E’ l’inizio di una formale nota indirizzata da Orlando
Fazzolari a Papa Francesco e al vescovo mons. Franceco
Milito per renderli partecipi della vertenza in atto tra il
Comune di Varapodio e l’Istituto diocesano per il
sostentamento del clero relativa all’esproprio, di qualche
anno fa, di un terreno originariamente agricolo (4182 mq)
che dopo la modifica del piano di fabbricazione, preordinata
all’esproprio, fu destinato dall’Amministrazione comunale ad
area Pip (Piano insediamenti produttivi).
<<L’iter dell’esproprio, tortuoso e lungo, - sottolinea il
sindaco - si concluse con un decreto che riconobbe a titolo
di indennità il valore - stabilito da un’apposita
Commissione provinciale - di poco più di 17.000 euro da
corrispondere all’Istituto diocesano, come previsto dalla
legge. A seguito di ciò - aggiunge Fazzolari - il presidente
dell’Istituto, sac. Giuseppe Borelli, ha proposto un
giudizio di opposizione alla suddetta stima, chiedendo circa
230.000 euro, oltre l’ulteriore maggior danno, come contro
valore di un semplice appezzamento di terreno, ripeto, di
soli 4182 mq di natura agricola. Una somma richiesta in base
alle stime dell’ing. Paolo Martino, consulente
dell’Istituto>>.
Dopo la constatazione, tra l’altro, che tale opposizione ha
dilatato enormemente i tempi di concessione dei lotti
espropriati agli imprenditori che “realmente” fanno già
impresa con successo e che da tempo agognavano la
realizzazione dei propri impianti produttivi, Fazzolari
rileva con preoccupazione come << Tale situazione rischia di
depauperare ingiustamente e, mi si passi il termine,
immoralmente le già provate casse del comune, pur
riconoscendo all’Istituto il diritto ad ottenere “il giusto
prezzo” anche se non posso esimermi dal constatare quanto le
pretese siano sproporzionate e mosse da intenti speculativi.
In considerazione, soprattutto, dal fatto che provengono da
un ente morale, strettamente legato alla chiesa>>.
Fazzolari si dichiara certo che gli organi di giustizia
sapranno mettere equilibrio tra le opposte posizioni, anche
se teme la possibilità di eventuali valutazioni negative dei
consulente tecnici che - chiamati in causa in questo tipo di
controversie - non sempre svolgono con onestà professionale
il loro compito.
<< Il mio intento - precisa, infine, Fazzolari - non è
comunque quello di addentrarmi in questioni tecnico
amministrative, bensì quello di porre all’attenzione delle
SS.VV., un atteggiamento, una tendenza al lucro da parte di
organismi ecclesiastici. Spero, dunque, che questa mia non
rimanga una lettera morta e che contribuisca a “mettere
ordine”, anzi a creare “un nuovo ordine” di cose,
smantellando vecchi sistemi, contrari ai principi cristiani,
in linea con quelle che fin’ora mi sono parse le tendenze
del papato e della missione vescovile>>. |
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