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Oppido/
Il 230° anniversario ricordato da "Mesogaia"
Il "grande flagello" del 1783 provocò oltre 30.000 vittime
Un momento dei lavori. Caridi, Bonarrigo, Violi
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Vincenzo Vaticano
OPPIDO MAMERTINA – Era da poco trascorso
mezzogiorno e la maggior parte delle famiglie si trovava a
casa per il pranzo, quando un orrendo fragore si avvertì,
scuotendo terribilmente la terra che sussultò paurosamente
per circa due minuti, distruggendo nel giro di così breve
tempo città, paesi, villaggi e contrade, divenuti tutti un
ammasso di rovine fumanti e insanguinate. Dei 166.000
abitanti della Piana trovarono la morte circa 32.000 persone
di ogni sesso è età.
E’ questa in estrema sintesi la cronaca che, storici e
studiosi, hanno, in vari tempi, stilato per descrivere il
terremoto del 5 febbraio 1783, definito, per i suoi effetti
estremamente devastanti, “grande flagello”.
Una catastrofe di cui, quest’anno, ricorre il 230’
anniversario e che l’associazione culturale “Mesogaia” - in
collaborazione con i comuni di Delianuova, Scido, Santa
Cristina d’Aspromonte, Oppido Mamertina e Cosolato – ha
voluto ricordare attraverso un convegno tenutosi presso il
locale seminario vescovile nel corso del quale sono stati
esposti libri e stampe sul terremoto provenienti da
biblioteche pubbliche e archivi privati. Oltre che dai
comuni, la manifestazione è stata patrocinata dalla
Deputazione di storia patria per la Calabria, dalla
Soprintendenza regionale dei beni archeologici, dall’ente
Parco nazionale dell’Aspromonte, dal Polo regionale della
lettura e dall’Università della Calabria.
Il saluto al pubblico e ai relatori è stato rivolto dal
presidente di “Mesogaia” Antonietta Bonarrigo, dal sindaco
Bruno Barillaro, dal vescovo mons. Francesco Milito,
dall’assessore provinciale Domenico Giannetta e dal
presidente della Deputazione di storia patria Antonio Caridi.
Variegate ma tutte strettamente attinenti al tema del
convegno le relazioni esposte dagli “specialisti” (studiosi,
storici, archeologhi, ingegneri, sismologi, docenti
universitari) che si sono alternati al tavolo dei lavori :
Antonino Violi (Il grande flagello a Mesogaia, nella cronaca
del tempo); Rocco Liberti (Viaggiatori in Calabria sul
finire del secolo XVIII al richiamo del grande flagello);
Francesco Cuteri (Le città morte della Calabria tra ricerca
archeologica e valorizzazione); Giuseppe Roma (Le indagini
archeologiche nell’ex Cattedrale di Oppido); Vito Teti
(Rovine e luoghi abbandonati dopo il sisma del 1783); Paolo
Martino (Le Chiese: ricostruzione di un’identità); Emanuela
Guidoboni (Perché ricordare la crisi sismica 1783/84). Gli
interventi dell'architetto Domenico Schiava e della
soprintendente regionale per i Beni archeologici Simonetta
Bonomi hanno concluso i lavori.
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