VARAPODIO – In
vista dell'entrata in vigore del nuovo regolamento sui
contributi comunitari per il settore ortofrutticolo,
oltre alle organizzazioni dei produttori agrumicoli
operanti nella Piana, anche alcuni esponenti politici si
sono mobilitati per tentare di modificare l'orientamento
del ministro delle Politiche agricole, De Castro,
favorevole all'applicazione immediata del sistema del
"disaccoppiamento totale" in materia di aiuti
comunitari.
L'on. Guglielmo Rositani, sindaco di
Varapodio, attraverso una lettera aperta scritta al
ministro lamenta come «l'immediatezza del regime del disaccoppiamento totale sin dal 2008 e il conseguente
utilizzo come sistema di erogazione degli aiuti in base
alla quantità della superficie coltivata, anzichè della
quantità della produzione per la trasformazione, avrà
come effetto la polverizzazione degli aiuti
stessi».
Secondo il primo cittadino, la scelta del
disaccoppiamento totale, riservata al settore agrumicolo
italiano, non trova riscontro negli altri Paesi dell'Ue
come Spagna e Grecia che, per salvaguardare la filiera
agrumicola, hanno ritenuto essenziale avvalersi di un
periodo transitorio durante cui l'erogazione degli aiuti
comunitari continuerà ad essere correlata alla
produzione. Rilevando, poi, come sia il mondo delle
cooperative che quello delle numerose organizzazioni di
produttori siano in aperto disaccordo con la suddetta
bozza di decreto, l'on. Rositani incalza il ministro
sostenendo che «sorge il dubbio che non si voglia
aiutare l'agrumicoltura italiana, ma una modesta parte
di essa a discapito di quella che investe, lavora e
produce creando sviluppo ed occupazione. In quest'ultima
parte vi è l'intera Calabria e in particolar modo la
provincia di Reggio che, se andasse in crisi, metterebbe
a repentaglio l'intera filiera con la conseguente
perdita di oltre 15 mila posti di lavoro».
Il tema è
caro anche al sen. Pietro Fuda, il quale parlò a fine
luglio di «posti di lavoro sempre più a rischio» al
ministro delle Politiche agricole, con una prima
interrogazione in cui chiedeva di concedere un periodo
transitorio prima dell'introduzione del regime di
disaccoppiamento, per permettere l'adeguamento alle
nuove norme comunitarie e al nuovo sistema di aiuti
finanziari.
La settimana scorsa il ministro De Castro
ha risposto, ma non ha convinto il sen. Fuda, che
proprio ieri ha presentato una seconda interrogazione
sull'argomento mentre osserva che «le motivazioni a
giustificazione delle scelte attuative adottate dal
Ministero, contenute nella risposta alla mia
interrogazione, appaiono contraddittorie, lacunose e
assolutamente insufficienti a giustificare le differenti
modalità applicative della riforma del comparto
agrumicolo rispetto alle scelte adottate per i comparti
del pomodoro e della frutta (pere, pesche, prugne)».
Oltre ad elencare tante considerazioni negative che il
disaccoppiamento comporterebbe, Pietro Fuda chiede
l'introduzione di una serie di emendamenti in grado di
contenere il prevedibile impatto sull'intera filiera
agrumicola, polemizzando che «le politiche agricole
nazionali devono rilanciare tutti i settori nello stesso
modo, e non differenziarli tra serie A e B. Sarà un
caso, ma alla serie A, quella alla quale il Ministero
presta ogni attenzione, appartengono prodotti tipici del
Nord Italia, mentre nella serie B sono relegate filiere
come quella degli agrumi, che rappresenta una delle
risorse principali della Calabria».
Sulla stessa
linea dei due esponenti politici anche Rocco Scarpari,
presidente di un'associazione locale di produttori, il
quale ribadisce che «il totale disaccoppiamento renderà
irrisorio l'aiuto comunitario ai singoli produttori,
soprattutto a quelli della provincia reggina e della
Piana».