Vincenzo Vaticano
VARAPODIO
- E’ stato rinviato a maggio dell’anno prossimo il processo
di appello intentato dal sindaco Orlando Fazzolari avverso
la sentenza del tribunale di Palmi che, nell’udienza del 7
agosto scorso, aveva decretato la decadenza del primo
cittadino di Varapodio per violazione dell’ormai nota legge
sul divieto del “terzo mandato consecutivo”. A darne notizia
è lo stesso sindaco che ha, anche, voluto precisare come <<
Il presidente della Corte di appello ha rinviato il
processo, che doveva tenersi nei primi giorni del corrente
mese, in quanto il contraddittorio non era completo ed ha
invitato le parti a completare le notifiche a tutti i
soggetti interessati, tenuto conto che alcuni cittadini
elettori, costituitisi in difesa del sindaco, non avevano
ricevuto ancora la notifica della sentenza di primo grado>>.
In conseguenza di ciò, Fazzolari rimarrà ancora in carica,
con pieni poteri, fino alla pronuncia della Corte di
appello, in quanto il provvedimento di decadenza adottato
dal giudice di primo grado non è immediatamente esecutivo.
Tale caratteristica, va precisato, è prerogativa della
sentenza di secondo grado: quella, cioè, che emetterà la
Corte di appello. << Tale rinvio - ha voluto aggiungere
Fazzolari – è stato accolto con grande soddisfazione della
popolazione varapodiese che si sente fortemente legata al
proprio sindaco. Adesso si aspettano le prossime mosse del
Parlamento che a quanto pare- sempre secondo Fazzolari –
entro gennaio dovrebbe modificare l’art. 51 del T.U.
267/2000 (divieto di ricoprire per tre volte consecutive il
mandato di sindaco o di presidente della provincia, ndc),
restituendo di fatto la sovranità al popolo con
l’eliminazione di vincolo antidemocratici ed
anticostituzionali>>. E’ il caso di ricordare che Orlando
Fazzolari , cosi come il sindaco della vicina Taurianova
Rocco Biasi, si è candidato ed è risultato eletto sindaco
per la terza volta consecutiva (nella scorsa primavera),
“sfidando” la normativa elettorale vigente. << Una battaglia
– evidenzia Fazzolari – portata avanti con grande
determinazione unitamente all’Anci (Associazione nazionale
comuni italiani) la quale ha ribadito, a più riprese, che la
limitazione a due mandati, posta solo ad alcune cariche
elettive, si scontra con le legittimità costituzionale, in
quanto viola i diritti dell’elettorato attivo, ma
soprattutto i diritti dell’elettorato passivo che per
nessuna ragione può avere limitazioni alle proprie scelte>>.