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DURANTE LITE
Varapodio, disarma il
rivale e lo uccide
18/05/2013
Finisce in tragedia un diverbio in piazza tra due giovani:
Vincenzo Cirillo (27 anni) fulminato dai colpi di pistola
esplosi da Antonio Burzomì (24 anni). L’autore è costituito in
caserma subito dopo il delitto. Un debito non onorato alla base
dello scontro.
Atmosfera da “Mezzogiorno di fuoco” ieri a Varapodio.
Attorno alle 12,30, infatti, in pieno centro, c’è stata una
sparatoria che si è conclusa con l’uccisione di Vincenzo
Cirillo, 27 anni, del posto. Il giovane è deceduto sul
colpo. A nulla è servito il tempestivo intervento di
un’unità mobile di rianimazione del 118. L’autore
dell’omicidio si è costituito poco dopo presso la stazione
dei carabinieri dello stesso centro pre-aspromontano. Si
tratta di Antonio Burzomì, 24 anni, anch’egli del luogo. Da
una prima sommaria ricostruzione pare che quest’ultimo, al
termine di un violento alterco, abbia prima disarmato il
Cirillo e poi abbia fatto fuoco contro di lui, con modalità
in via di accertamento. Sul luogo dell’omicidio sono
intervenuti i carabinieri della compagnia di Taurianova, i
cui reparti investigativi hanno subito avviato le indagini
per cercare di fare completamente luce sull’accaduto. È pure
intervenuto il sostituto procuratore della Repubblica presso
il Tribunale di Palmi Gianluca Gelso, che sta coordinando
l’attività investigativa. Cirillo, che non aveva un lavoro
stabile ma faceva il manovale a giornata quando qualche
muratore lo chiamava ad aiutarlo, era già noto alle forze
dell’ordine. Anche Burzomì, a quel che è dato sapere dalle
prime frammentarie informazioni, era conosciuto dalle forze
di polizia. Teatro del delitto è stata la centralissima
piazza Mercato, nel cuore del piccolo centro
pre-aspromontano. Secondo la prima ricostruzione dei fatti,
sembra che la vittima sia giunta in sella al suo scooter
poco prima della sparatoria. Il mezzo è stato parcheggiato
nei pressi di un bar. E in questo stesso esercizio
commerciale, non si sa bene se dentro o fuori, pare che
Cirillo si sia seduto in compagnia proprio Burzomì. I due, a
quanto sembra, si conoscevano piuttosto bene. Forse in
qualche circostanza avevano pure lavorato insieme. Pare che
l’incontro avvenuto a mezzogiorno sia stato il seguito di
uno precedente, avvenuto nella prima mattinata. Anche in
quella circostanza la discussione tra i due sarebbe stata
animata, ma non come la seconda. Quale il motivo del
litigio? La pista privilegiata porta ad una discussione
legata al denaro, a qualche questione di interessi da
mettere in chiaro tra i due. In particolare si considera la
tesi della mancata restituzione di un piccolo prestito.
Dall'interrogatorio di Burzomì sarebbe emerso che
quest’ultimo sollecitava alla vittima la restituzione di una
somma di denaro che gli aveva dato in prestito. Nel secondo
incontro, ben presto, dalle parole si è passato ai fatti.
Non è chiaro chi dei due abbia usato per primo le maniere
forti, ma dai primi riscontri pare che Cirillo abbia
estratto una pistola detenuta illegalmente. Burzomì, a
questo punto, avrebbe cercato di disarmare il suo
antagonista. Nel corso della colluttazione sarebbe riuscito
nel suo intento. Una volta impadronitosi dell’arma, il più
giovane dei due ha esploso diversi colpi di pistola
all’indirizzo del rivale che si è accasciato a una decina di
metri di distanza dal suo motorino. Per terra gli
investigatori hanno refertato cinque bossoli. L’esatta
dinamica dello scontro a fuoco è tuttora al vaglio degli
inquirenti. Cirillo, attinto in parti vitali, è morto
all’istante. Si è adagiato a terra, a pancia in giù, quasi
in corrispondenza dell’ingresso di un istituto di credito.
Il casco, che durante la colluttazione ha probabilmente
tenuto sospeso sul braccio, gli è caduto poco distante dal
corpo. Qualcuno ha subito dato l’allarme sia al 118, sia
alla centrale operativa dei carabinieri di Taurianova. I
sanitari, giunti poco dopo: non hanno nemmeno tentato una
rianimazione, visto che ormai non c’era più nulla da fare. A
Varapodio sono stati inviati tutti gli equipaggi disponibili
dei carabinieri, operanti sotto le direttive del capitano
Giulio Modesti ed agli ordini del tenente Maurizio Blasa.
Contestualmente al trambusto di mezzi di soccorso e di forze
dell’ordine, che in massa raggiungevano Varapodio, Burzomì
si è costituito, raccontando la sua versione dei fatti che è
ora all’esame degli investigatori. Tutto farebbe pensare,
quindi, ad un omicidio d’impeto, al classico litigio per
interessi finito nel peggiore dei modi. Di certo, le
indagini in corso serviranno a verificare l’autenticità o
meno di questa prima ricostruzione e magari a chiarire
meglio qualche aspetto della vicenda ancora incerto, ivi
compresa l’esatta dinamica.
Domenico Zito
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