VARAPODIO – L’inno del Piave, l’inno di
Mameli e il Silenzio, hanno accolto, davanti al monumento
dei caduti, le spoglie del soldato Bruno Morgante, caduto
nel 1944 sul fronte greco, tornato a casa dopo un’attesa
durata 68 anni.
L’urna contenente i resti del fante varapodiese è giunta in
piazza San Nicola portata in braccio da un milite
dell’Esercito seguito da un corteo con in testa il sindaco
Orlando Fazzolari, la figlia di Bruno Morgante, Francesca,
con i congiunti e altre autorità. Tra questi il dr. Campolo
in rappresentanza del Prefetto, il sindaco della vicina
Molochio Beniamino Alessio, il comandante della stazione dei
Cc Raffaello Ballante, il comandante della Polizia locale
Domenico Papalia, rappresentanti dell’Esercito, della
Finanza e il Consiglio comunale al completo. Presenti,
anche, numerosi cittadini.
Artefice principale di questo “ritorno”, come ha voluto
sottolineare Fazzolari nel corso della cerimonia, è stata la
figlia, Francesca Morgante, che, unitamente al marito Paolo
Cucinotta, ha intrapreso una lunga e complessa attività di
ricerca, giungendo alla fine ad individuare il luogo (il
sacrario dei “Caduti d’oltremare” di Bari) dove erano
conservate le spoglie del padre che, partito in guerra,
l’aveva lasciata in fasce. << Anche se non ha mai potuto
conoscerlo – ha detto Fazzolari – adesso, almeno, avrà un
luogo dove deporre dei fiori>>.
Evitando volutamente di incorrere nella retorica che,
spesso, caratterizza questo tipo di manifestazioni, chi ha
preso la parola (Eleonora Vinaccia, Campolo, Fazzolari, Ugo
Verzì Borgese) ha, però, voluto rendere il giusto onore e il
giusto merito al soldato Morgante che ha compiuto il suo
dovere fino al sacrificio estremo. A prescindere dagli
interrogativi che, da sempre, un evento terribile e luttuoso
come la guerra genera.
La cerimonia commemorativa è stata seguita dalla
celebrazione della santa messa e dalla tumulazione dell’urna
presso il locale cimitero.