23 GENNAIO 2010  
 
 
 

Varapodio/Il progettista ha illustrato i dettagli tecnici dell'opera

Il ponte sul Marro a campata unica nel rispetto delle recenti normative

Bruno Polifroni e Riccardo Carbone

 Vincenzo Vaticano


VARAPODIO – “Il ponte sul Marro: storia del vecchio ponte, demolizione dopo l’alluvione del gennaio 2009, costruzione del guado e progetto del nuovo ponte in campata unica”. E’ stato il tema della lezione-conferenza che l’Università della terza età ha organizzato - presso l’auditorium del Centro culturale polivalente – in occasione dell’inizio del suo sesto anno di (proficua) attività. A relazionare sull’argomento, davanti ad un numeroso ed interessatissimo uditorio, è stato l’ing. Bruno Polifroni, professionista del luogo e coautore, unitamente all’arch. Santo Fedele (anche lui del luogo), del progetto per la ricostruzione dell’importante struttura viaria. Introdotto dall’ing. Riccardo Carbone, responsabile dell’Ute, Polifroni, prima di illustrare i caratteri tipologici del progetto, è andato un po’ a ritroso nel tempo, precisando come l’attraversamento del torrente Marro costituisce da sempre una “via di fuga” strategica delle zone preaspromontane in direzione di Gioia Tauro, cioè verso il mare. << La prima costruzione del ponte di cui si ha traccia – secondo Polifroni – risale ai primi del 900; fu poi distrutto dai tedeschi, durante la loro ritirata alla fine della seconda guerra (prova della sua importanza strategica) e ricostruito nel 1948. Il ponte appena demolito aveva 60 di vita>>. La sua demolizione, è il caso di ricordare, si è resa necessaria dopo i danneggiamenti subiti nel corso dell’alluvione di gennaio dello scorso anno. La sua inagibilità, è ancora il caso di ricordare, ha prodotto dei disagi di enorme entità per gli abitanti di un vasto comprensorio, costretti a utilizzare per i propri spostamenti, dei percorsi alternativi estremamente penalizzanti. Solo la costruzione, alcuni mesi fa, di una pista alternativa provvisoria ha rimosso lo stato di semi isolamento del territorio con grande sollievo di intere comunità locali. Con l’ausilio di alcune diapositive, l’ing. Polifroni ha mostrato nei minimi particolari le diverse fasi della costruzione della suddetta pista, concepita per “guadare” il torrente fino alla ricostruzione del nuovo ponte. Un ponte che, secondo quanto illustrato dal tecnico progettista, << sarà disposto con l’asse principale perfettamente coincidente a quello del ponte demolito>>. Rispetto a quello preesistente che poggiava su due pile, esso sarà ad un'unica campata. << La struttura orizzontale – ha precisato Polifroni tra tante altre cose – è costituita da 3 travi portanti in acciaio “Corten” lunghe 52 metri. La sezione stradale utilizzata, molto più ampia di quella esistente, ha una larghezza carrabile di 8 metri e mezzo. L’impalcato poggia esclusivamente su due spalle in cemento armato le quali scaricano a loro volta la pressione sul terreno mediante pali profondi 25 metri sotto terra>>. Il relatore ha voluto, infine, sottolineare la notevole complessità di esecuzione dell’opera e l’innovazione del progetto, uno dei primi in Italia a rispettare le norme antisismiche varate dopo il terremoto dell’Abruzzo.

 

 
 

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