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Varapodio Il settore è in crisi dopo le
gelate dello scorso febbraio e il governo non ha riconosciuto ai
comuni lo stato di calamità
I sindaci in difesa degli agrumicoltori
Fazzolari, Cannatà, Alessio e Romeo: se non modificano il
decreto, andremo al Tar del Lazio
Cannatà, Fazzolari, Romeo, Alessio
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VINCENZO VATICANO
VARAPODIO -
Un
forte appello alla Provincia, alla Regione e a tutte le
associazioni di categoria perché diano il loro contributo a
rimuovere il grave stato di disagio in cui versano gli
agrumicoltori di alcuni paesi del comprensorio, dopo le
gelate dello scorso febbraio e , soprattutto, dopo il
recente decreto del ministero delle Politiche agricole che,
inspiegabilmente, non ha riconosciuto a tali comuni, lo
stato di calamità naturale.
Un
vero e proprio sos lanciato al termine di una riunione che
ha visto impegnati, presso la sala consiliare, oltre al vice
sindaco di Varapodio, Orlando Fazzolari, i sindaci Domenico
Romeo (Taurianova), Alessandro Cannatà (Cittanova) e
Beniamino Alessio (Molochio). Il primo cittadino di Galatro,
Carmelo Panetta, impossibilitato a partecipare, si è
associato all'iniziativa dei suoi colleghi.
Un vero
e proprio sos lanciato al termine di una riunione che ha
visto impegnati, presso la sala consiliare, oltre al vice
sindaco di Varapodio, Orlando Fazzolari, i sindaci Domenico
Romeo (Taurianova), Alessandro Cannatà (Cittanova) e
Beniamino Alessio (Molochio). Il primo cittadino di Galatro,
Carmelo Panetta, impossibilitato a partecipare, si è
associato all'iniziativa dei suoi colleghi.
«Senza
le provvidenze ed i benefici di carattere economico,
creditizio e fiscale previste dal provvedimento governativo
– hanno esordito i rappresentanti dei quattro comuni nel
corso della conferenza stampa tenuta dopo la riunione –
difficilmente i nostri agrumicoltori, che in molti casi
hanno avuto il loro prodotto e le loro piantagioni
completamente distrutte, saranno in grado di risollevarsi e
ripristinare il ciclo produttivo sia nel breve che nel medio
e lungo periodo».
Ciò
premesso, è stato Fazzolari a fare un excursus per
illustrare l'attuale situazione di crisi, evidenziando nel
contempo, il diverso e paradossale trattamento riservato a
comuni, che anche se limitrofi a quelli esclusi, hanno avuto
riconosciuto lo stato di calamità. «Era stato fatto tutto il
necessario: noi avevamo adottato le delibere del caso; gli
ispettori di zona avevano effettuato i sopralluoghi
rilevando la percentuali dei danni e redatto i verbali; la
Provincia e la Regione avevano fatto il resto».
Purtroppo, a vanificare tutto questo lavoro, è stato
rilevato durante la conferenza, è intervenuto ad aprile un
decreto legge che ha modificato i parametri (danni superiori
al 30% della "produzione lorda vendibile" anziché al 20%)
per poter accedere agli aiuti erogati a sostegno delle
aziende colpite. «Noi contestiamo questo decreto – hanno
quasi "urlato" i sindaci – perché successivo all'evento
calamitoso; è incomprensibile che allo stesso venga dato
effetto retroattivo. In ogni caso noi chiediamo che la
Provincia si adoperi affinché vengano revisionati i verbali
degli ispettori di zona e venga ridisegnata la mappa dei
territori su cui calcolare i danni subiti. Vogliamo, in
sostanza, che la percentuale di Pdv distrutta (prodotto
lordo vendibile) venga calcolata sulla superficie a
vocazione agrumicola e non su tutta la superficie».
«Si
capirebbe a questo punto – hanno aggiunto i quattro
rappresentanti istituzionali – come i danni subiti vanno ben
oltre il 30% della percentuale richiesta».
Anche
la Regione è chiamata in causa per inviare al Ministero la
documentazione integrativa utile a inserire, in un eventuale
decreto bis, i territori dei comuni esclusi dal precedente
decreto.
«Noi
abbiamo il dovere di tutelare fino in fondo i sacrosanti
diritti dei nostri agrumicoltori – hanno sottolineato ancora
Fazzolari, Cannatà, Alessio e Romeo – che dall'agricoltura
traggono sostentamento. Nel caso in cui tale decreto non
venga rivisto e modificato, noi lo impugneremo davanti al
Tar del Lazio nominando un collegio di legali». |
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