VARAPODIO
– Con una celebrazione eucaristica officiata da don Mimmo
Caruso, alla presenza di una moltitudine di fedeli e delle
autorità cittadine (il sindaco Guglielmo Rositani e il vice
sindaco Orlando Fazzolari), è stato ricordato, ad un anno
dalla sua morte, l’arciprese don Antonino Di Masi, energico
ed instancabile parroco che ha dedicato alla comunità
varapodiese oltre 50 anni di attività sacerdotale. Un uomo
di profonda cultura - oltre che di chiesa – impegnato in
un’incessante attività di studio e ricerca che, con le tante
onorificenze e i riconoscimenti ottenuti (tra cui la
medaglia d’oro al “Premio Calabria 2000” in Campidoglio)
tanto lustro ha dato al paese. In occasione dei suoi
funerali, è il caso di ricordare, l’Amministrazione comunale
deliberò una giornata di lutto cittadino. Durante l’omelia
don Caruso ha ricordato il lungo percorso sacerdotale,
l’importante figura di guida spirituale e il prezioso punto
di riferimento che don De Masi ha rappresentato per diverse
generazioni di fedeli e cittadini. Senza la sua monumentale
opera monografica “Varapodio ieri e oggi “ va, peraltro e
necessariamente sottolineato, il paese oggi non avrebbe
alcuna storia. Solo il suo certosino lavoro di ricerca,
anche archeologica, portato fino alle ere più remote,
nell’arco di 40 anni di attività, ha squarciato la fitta
coltre di nebbia che aveva avvolto le origini e la storia
del paese. Famose, anche, le antiche tabacchiere da fiuto,
ricavate dalla buccia essiccata del bergamotto, da lui
riscoperte e brevettate per dare la possibilità ad alcuni
giovani di riunirsi in cooperativa e “inventarsi” un lavoro.