VARAPODIO - L'attuale politica dei commissari dell'Asp
5, caratterizzata da tagli pesanti e indiscriminati, sta, di
fatto, mettendo a rischio l'esercizio del diritto alla
salute della popolazione dell'entroterra preaspromontano e
di buona parte della Piana. Il sindaco di Oppido, Bruno
Barillaro e il vice sindaco di Varapodio, Orlando Fazzolari
hanno ribadito tale concetto in una conferenza stampa
convocata per discutere i problemi del territorio causati
dagli eventi alluvionali dello scorso inverno. Hanno
preannunciato che è loro intenzione intraprendere
congiuntamente qualsiasi iniziativa idonea a contrastare
l'attività di smantellamento delle strutture sanitarie in
atto sul territorio: «Faremo una battaglia in attacco e non
in difesa come fatto finora –hanno dichiarato –. Se il buon
senso non prevarrà, siamo disposti a qualsiasi forma di
lotta, anche la più dura». Ed è anche il parroco di
Oppido, don Benedetto Rustico – attraverso due accorate
lettere indirizzate al Prefetto e al presidente del
Consiglio (ed alcuni parlamentari locali) – a far presente
la difficile situazione della sanità in paesi come Oppido,
Delianuova, Cosoleto, Scido, Varapodio, Molochio, Santa
Cristina e Terranova Sappo Minulio. «Purtroppo – scrive don
Benedetto al prefetto – in tutta la Calabria esiste la
stessa emergenza, ed è evidente, come spesso succede, che
anche tra i poveri si facciano le guerre. Si, perché è una
vera guerra nei confronti di quei cittadini che, nonostante
le difficoltà che si pongono davanti alla scelta di vivere
in questo territorio, decidono comunque di rimanere nel
paese dove sono nati. Questa è una colpa? Ma se lo Stato, o
chi per esso, ha deciso che bisogna abbandonare questi
paesi, lo dica apertamente, senza costringere la popolazione
ad una morte lenta ma inesorabile poichè la situazione è
diventata insostenibile». Rivolgendosi poi al premier,
il sacerdote scrive: «Apprezzo il suo lavoro e la sua
attenzione verso i nostri amici dell'Abruzzo, la sua
operatività e determinatezza sono esemplari nell'alleviare
le sofferenze della gente. Ma forse questa emergenza le ha
fatto un po' dimenticare noi». E andando poi al cuore del
problema aggiunge: «Siamo in stato di emergenza da quando il
direttore dell'Asp 5 di Reggio Calabria, un certo
"generale", usando il potere datogli dal governo (così dice)
decide di chiudere il nostro ospedale, considerato dalla
legge regionale vigente "ospedale di montagna", quindi fuori
dalle logiche produttive, che si richiedono oggi alla
sanità. Motivazione: bisogna risparmiare, e far vedere al
governo che chiudiamo ospedali. È questo quello che il suo
governo chiede?». La lettera, dopo tante altre riflessioni,
viene conclusa da don Benedetto con il seguente appello:
«Presidente, la nostra è un'emergenza pari al terremoto
dell'Abruzzo e alla spazzatura di Napoli: non ci abbandoni,
deludendo tutta la nostra gente che ha posto fiducia nel suo
governo».