(13/4/2002)

Messignadi / Operazione "Maratona": sei arrestati per associazione a delinquere finalizzata a estorsioni, rapine, traffico d'armi e droga
Nella rete della polizia una cosca "nuova"
La "famiglia" aveva da poco acquisito autonomia e status

Domenico Zito

TAURIANOVA –Una nuova cosca, vera e propria. Con regole, capibastone, attività e importanti ramificazioni al Nord. Sei persone sono state arrestate, tutte originarie della frazione Messignadi di Oppido Mamertina, e altre 14 sono indagate, dagli agenti del commissariato di Ps di Taurianova, sotto le direttive del dott. Giuseppe Zanfini, che dopo due anni di complesse indagini sono riusciti a far luce su alcuni fatti di sangue e su una serie di attività illecite nella zona di Oppido. L'operazione per la notevole durata e complessità è stata chiamata “Maratona”. A Messignadi, appunto, sarebbe stata riscontrata l'esistenza di un'organizzazione mafiosa dedita al controllo delle attività produttive in maniera egemonica. Santo Surace, pensionato di 72 anni, Francesco Gattellari, operaio di 45, Pietro Surace, bracciante agricolo di 46, e Rocco Cirillo, pastore di 24, sono stati tutti fermati nelle rispettive abitazioni della piccola frazione di Oppido; Antonio Saraceno, muratore di 48 anni, è stato rintracciato a Rudiano (Bs), dove si era da poco trasferito, mentre a Bruno Cirillo, 24 anni, anch'egli pastore, l'ordinanza è stata notificata in carcere a Palmi, dove è detenuto dal mese di ottobre del 2001. A tutti gli arrestati è stata contestata l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata alle estorsioni, al traffico di armi e di stupefacenti e alle rapine. L'inchiesta, coordinata dal dott. Vincenzo D'Onofrio, della Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria (la custodia cautelare è stata disposta dal Gip Giampaolo Boninsenga) ha avuto origine in seguito al duplice omicidio verificatosi nel mese di settembre del 1999 nella frazione Piminoro di Oppido Mamertina: vennero trucidati a colpi di arma da fuoco Vincenzo Mammone e Leone Timpano. Proprio in conseguenza di quel delitto vennero tratti in arresto, nel mese di ottobre dello scorso anno, Bruno Cirillo e Mario Gattellari, accusati di essere gli esecutori materiali dell'omicidio. Gli uomini del dott. Zanfini, che hanno proceduto ad una delicata attività di intercettazione di vario tipo, si sarebbero trovati di fronte ad un'organizzazione criminale improntata alle più rigide tradizioni mafiose, con un capo bastone, indicato dagli inquirenti in Santo Surace, un contabile, Francesco Gattellari, ed una schiera di picciotti o camorristi (come, stando alle intercettazioni, si chiamavano tra di loro). Tale “famiglia” avrebbe conseguito una propria autonomia non molto tempo fa, dopo essere stata collegata ad altre, non meglio identificate, cosche. Forse proprio a causa di questa ascesa sarebbe maturato il duplice omicidio che ha dato il via alle indagini. Ai sei arrestati vengono contestate una serie di attività illecite. Sarebbe emerso, come accennato, un controllo generalizzato delle attività economiche locali, che si estrinsecava, tra l'altro, nell'imposizione, alle ditte che eseguivano lavori, di utilizzare determinati operai. Le intercettazione avrebbero permesso di scoprire anche un'attività di favoreggiamento di latitanti della zona, di traffico d'armi verso il Nord (nelle conversazioni si parlava di munizioni, una pistola calibro 6,35, due fucili), di droga (quasi certamente cocaina). Bruno Cirillo, inoltre, sarebbe stato identificato in uno dei partecipanti al tentativo di rapina avvenuto nel mese di settembre del 2001 ai danni dell'ufficio postale di Messignadi. In quella circostanza i rapinatori avevano tentato, con una tanica di liquido infiammabile, di dare fuoco all'ufficio. Tra le espressioni carpite dagli investigatori nella lunga attività di pedinamento ed intercettazione ne spiccano alcune, considerate significative: “questo è un locale d'oro” ed anche “dobbiamo formare e sformare la società”. Tale lavoro investigativo avrebbe permesso di accertare l'esistenza di una gerarchia interna particolarmente forte, con una netta divisione dei ruoli, presente in tutti i comportamenti ed in tutti i discorsi dei presunti affiliati. In alcuni settori di attività, come quello del traffico di droga, sarebbe esistito un “gruppo nel gruppo”, una sorta di cellula dotata di una certa autonomia ed organizzazione, con tanto di gente esperta della materia. È da rilevare, comunque, che nel corso dell'operazione non si è proceduto al sequestro né di armi né di droga. Nell'ambito dell'operazione “Maratona”, che potrebbe avere ulteriori sviluppi, sono indagate, oltre ai sei arrestati, altre 14 persone, alcune delle quali hanno attività economiche al Nord. Nel corso del blitz, scattato attorno alle due di notte di ieri, che oltre agli agenti della polizia di Taurianova ha visto impegnati anche i colleghi del commissariato di Gioia Tauro, sotto le direttive del dott. Arena e col supporto del dott. Ludovico, e del reparto di prevenzione crimine Calabria, direzione di Rosarno (per un totale di oltre 100 uomini), sono state eseguite 15 perquisizioni domiciliari e sono stati notificati altrettanti avvisi di garanzia nei confronti di soggetti indagati per le medesime vicende. Le persone arrestate, che, salvo Antonio Saraceno, erano note alle forze dell'ordine, sono state condotte in isolamento nel carcere di Palmi.

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