(21/8/2003)
Varapodio
/ Killer
armati di fucile e pistola hanno sorpreso Francesco Managò, 46 anni, di Oppido Mamertina, sulla strada di
casa
Imprenditore ucciso in un
agguato
Una sua azienda agricola era
stata oggetto di ripetuti
“avvertimenti”
Gioacchino Saccà
VARAPODIO – Un imprenditore di Oppido Mamertina è stato ucciso ieri mattina alle porte di Varapodio. Si chiamava Francesco Managò e avrebbe compiuto 46 anni il prossimo 3 settembre. Si è trattato di un agguato in piena regola, studiato in ogni dettaglio e forse da tempo, e che alla vittima designata non ha dato scampo. Managò viaggiava sulla sua Volkswagen targata Roma, proveniva da Taurianova e stava percorrendo la strada provinciale ex statale “111 dir”. A poco più di duecento metri dall'ingresso di Varapodio l'auto è stata affiancata da una vettura: contro Managò i killer hanno esploso una gragnola di colpi, con un fucile automatico calibro 12 caricato a pallettoni e una pistola automatica di grosso calibro. Raggiunto al volto, alla nuca, al torace e alle spalle, Managò ha perso il controllo dell'auto, andando a finire, all'altezza di una curva, contro un muro di contenimento. Erano esattamente le 10,30 quando un automobilista in transito ha notato la “Passat” ferma col motore acceso e con il parabrezza in frantumi, per cui non ha esitato a fermarsi cercando di portare soccorso al ferito, che aveva già perso conoscenza. Francesco Managò è stato portato all'ospedale di Oppido, dove le sue condizioni sono subito apparse disperate. È stato così disposto, senza procedere a ricovero, un trasferimento urgente a Reggio Calabria, ma l'uomo è spirato mentre veniva sistemato in ambulanza. Sono subito scattate le indagini, coordinate dal sostituto di Palmi dott. Roberta Vicini e affidate alla Compagnia dei carabinieri di Taurianova, da dove si sono subito mossi i militari dei reparti operativi guidati dal maresciallo Gaetano Vaccari. Francesco Managò stava rientrando a casa da Taurianova, dove nella primissima mattinata si era sottoposto a un trattamento di dialisi come ormai da tempo, a causa delle sue precarie condizioni di salute era costretto a fare tre volte la settimana. Ieri aveva lasciato la sua abitazione, in via Francesco Perri 32 a Messignadi, grossa frazione di Oppido Mamertina, dove viveva con i genitori, di buon mattino. Era atteso per l'ora di pranzo poiché pare avesse in programma di fermarsi in una azienda agricola posta tra Varapodio e Oppido per controllare alcune cose. Sicuramente l'uomo è stato seguito. I killer conoscevano le sue abitudini e avevano studiato ogni sua mossa. L'agguato è stato messo in atto in un tratto di strada leggermente in salita. Appare certo, stando almeno alle armi usate, che a far fuoco contro Managò siano stati almeno in due, armati di fucile e pistola. I carabinieri, che hanno subito avviato una vastissima battuta nelle campagne tra Varapodio e Oppido hanno trovato l'auto usata dai killer: una Fiat “Uno” di colore scuro rubata soltanto qualche giorno addietro in un centro della zona, completamente distrutta dalle fiamme che sono state alimentate da una gran quantità di carburante sparso all'esterno e dentro l'abitacolo. I carabinieri sono certi che si tratti dell'auto usata per l'agguato, di cui i killer hanno inteso subito disfarsi, cancellando ogni traccia e ogni possibile indizio. Il maresciallo Vaccari alla Stazione dei carabinieri di Varapodio e di Oppido ha sentito già ieri numerose persone, congiunti e conoscenti della vittima, alla ricerca di ogni indizio utile ai fini del lavoro investigativo. Si cerca un possibile movente, e si cerca anche di ricostruire la personalità della vittima. Nelle indagini sono impegnati anche gli uomini del Commissariato di Taurianova guidati dal dott. Zanfini, dal Commissariato di Gioia Tauro (vicequestore Laporta) e della Mobile di Reggio Calabria. Francesco Managò veniva indicato come un uomo tranquillo. Proprietario di alcuni fondi rustici coltivati a uliveto e agrumeto, era anche interessato con alcuni congiunti alla conduzione di un frantoio a Oppido Mamertina. Proprio di recente aveva acquistato un'azienda agricola tra Oppido e Varapodio, e in quell'azienda si sono registrati, a più riprese, danneggiamenti (alberi tagliati e una casa colonica data alle fiamme) che per gli investigatori possono rappresentare un interessante punto di riferimento, un piccolo “precedente”, dal quale partire per far luce sull'omicidio.