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Le donne Egizie erano considerate uguali agli uomini per legge e di fatto: avevano ampia libertà d'iniziativa e di scelta, amministravano i propri beni, potevano fare testamento e divorziare, potavano accedere alle più alte cariche delle Stato e diventare regine. Nella storia dell'Egitto ci sono state donne faraone, medico, operaia, contadine, sacerdotesse, schiave, danzatrici, musiciste. Il loro contributo all'organizzazione politica e religiosa dell'Egitto è stato fondamentale.
Le donne sceglievano liberamente con chi sposarsi e partecipavano ai riti civili e religiosi, ai banchetti, alle feste e all'interno della famiglia avevano gli stessi diritti e doveri del marito. i
La
presenza frequente di figure femminili nelle decorazioni fa pensare che la donna
godesse di notevole considerazione nella cultura cretese. Essa non era reclusa
in casa e dedita solo a lavori domestici, ma godeva di una libertà e di un
prestigio del tutto eccezionale per quell'epoca. La considerazione sociale in
cui erano tenute le donne e dimostrata sia dalla presenza di molte sacerdotesse
nelle cerimonie religiose che dalla presenza di giovani atlete nei giochi
acrobatici con il toro, animale sacro.
Nella religione avevano un ruolo molto importante le divinità femminili, legate al culto della Madre -Terra. La principale era la POTNIA, potente dea della fertilità, che reggeva cielo, terra e mare. I Cretesi quindi riconoscevano una specie di capacità divina nella terra che dà frutti e vita e nella donna capace di generare figli.
Nell'antica Grecia le donne erano escluse dalla vita politica e non erano quindi educate per diventare cittadine. L'infanzia delle bambine trascorreva tra le pareti domestiche; esse erano affidate alle cure di madri e schiave. In casa le piccole imparavano a filare, a cucinare, si preparavano alla vita matrimoniale e uscivano solo in occasione di alcune festività religiose. Non era previsto che imparassero a leggere e scrivere, se non in casi eccezionali. le donne ateniesi non avevano la possibilità di scegliere il marito: il matrimonio era un contratto tra il padre della ragazza, il più delle volte giovanissima, e il futuro sposo.
Le donne
nel periodo più antico avevano due nomi (i maschi ne avevano tre) perché non
veniva loro assegnato il nome personale; esse erano indicate con il nome
gentilizio al femminile e, se in famiglia c'erano due o più sorelle, si
distinguevano aggiungendo al nome "Maggiore" o "Minore" oppure "Prima",
"Seconda" , "Terza".
La donna
era considerata dalla legge un essere inferiore: era sottoposta prima al potere
del padre, poi a quello del marito (scelto in genere dal padre) e, se rimaneva
vedova, a quello del figlio maggiore. Le matrone potevano tuttavia ricevere
eredità e uscire liberamente per recarsi alle terme o a far visita alle amiche;
spesso accompagnavano il marito ai banchetti e agli spettacoli pubblici. In casa
la matrona non era obbligata a svolgere i lavori più pesanti; per questi c'erano
i servi, mentre lei era impegnata soprattutto a filare e a tessere. L'arte della
tessitura insieme alla fedeltà era la qualità che più si apprezzava nella donna
romana.
La
famiglia contadina era composta in media da cinque persone; dalle fonti i maschi
appaiono più numerosi delle femmine, perché le mogli e le figlie comparivano nei
documenti sotto il nome del marito e perché la mortalità femminile era più
elevata a causa dei parti che, a quell'epoca, rappresentavano eventi di grave
rischio. Giuridicamente le donne erano sottomesse ai mariti, ai figli o ai
fratelli. Quando nasceva una bambina non avvenivano festeggiamenti in famiglia.
La femmina era considerata un problema perché il padre doveva fornirle la dote,
cioè denaro o altri beni per il matrimonio che avveniva quando ancora era
giovanissima. In mancanza della dote era molto difficile trovare un marito.
Il
padre decideva l'avvenire delle figlie: per alcune vi era il matrimonio, altre
rimanevano nubili, altre entravano in convento. Alle donne toccava poi
intervenire in tutte le malattie, per questo maneggiavano medicine ed unguenti
ed erano esposte al pericolo di essere accusate di stregoneria.
Le donne nobili potevano, invece, decidere della propria vita, anche se il destino di molte era condizionato dalle strategie familiari. La libertà della donna era determinata dalla sua ricchezza. Nel caso delle vedove il potere femminile aumentava notevolmente, perché esse diventavano tutrici dei figli minorenni, decidendo autonomamente del patrimonio. Il ruolo primario delle donne era quello di madri per assicurare la discendenza alla stirpe. Esse tuttavia avevano mansioni precise: prima di tutto si occupavano dell'educazione dei figli, della chiesa di famiglia, della carità verso i poveri; erano impegnate altresì nella gestione della casa padronale. Fra le mansioni casalinghe delle donne medievali c'erano anche la filatura, la tessitura e il ricamo, mentre i momenti di svago erano spesso caratterizzati dalla musica, arte che le fanciulle ricche coltivavano fin da bambine.
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