IL      MEDITERRANEO

Il Mediterraneo è stato la culla della civiltà. Sulle sue rive si sono succedute tre tra le più importanti civiltà che la storia ricordi: quella egiziana, quella greca e infine quella romana. Nelle sue acque si sono combattute feroci battaglie che hanno segnato il corso della  storia  non solo europea ma mondiale. Oggi rimane comunque uno dei   mari  più   trafficati dell’intero globo terrestre, se a questo aggiungiamo gli scarichi industriali  e civili, che raggiungono sulle sue coste una densità non confrontabile  con altre zone della terra, il pericolo di un inquinamento fatale è sempre maggiore. Un segnale  evidente del grado di pericolosità raggiunto è il fenomeno della    “eurotrifizzazione “ , ossia del proliferare abnorme  di alghe. L’abbondanza di elementi nutritivi organici e di ossigeno, scaricati in mare dagli insediamenti industriali e civili,provoca una vera e propria esplosione di  alghe che sottraggono ossigeno all’ambiente circostante, con conseguente morte della fauna che di tale ossigeno ha bisogno. Il destino del Mediterraneo è segnato, i nostri nipoti conosceranno un mar Mediterraneo ben diverso da quello che noi conosciamo ed è bene che sappiamo quale  ricchezza biologica i loro avi hanno sperperato .Molte specie si trovano con sempre maggiore difficoltà e temiamo che le cose non possano che peggiorare.

S.O.S. per l’invasione dai mari caldi: ecosistemi         sconvolti.

  Mezzo grado in più rispetto a 100 anni fa. E con il caldo sono arrivate anche 110 specie di pesci tropicali come il pesce  “palla” o i barracuda, che adesso mettono a rischio la sopravvivenza dei vecchi pesci “nostrani”. Ma non è solo per effetto dell’innalzamento delle temperature, che il Mediterraneo sta diventando un mare del Sud. A favorire  la migrazione  di pesci  boreali sahariani , senegalesi e  tropicali sono stati anche l’abbassamento del tasso di salinita’,  l’aumento dell’anidride carbonica e, più in generale ,l’inquinamento. Il Mediterraneo accoglie circa il 30% del traffico marittimo. L’ inquinamento allarma il ministro Edo Ronchi .<<I  pesci tropicali- avverte- possono dilagare  e  portare all’estinzione delle specie autoctone più vulnerabili. Un mare più pulito farebbe da barriera ai pesci tropicali che sono più competitivi >>.Le specie di pesci <<indigeni>> sono530. E sono più  deboli di fronte all’ondata di idrocarburi e di  tossine che li invade. L’indebolimento   consiste   in un rallentamento  dei cicli produttivi dei pesci come cefali  , saraghi e occhiate ,che  da secoli abitano  i nostri mari  e che adesso boccheggiano .I pesci tropicali al contrario prolificano, tanto da essere diventati anche un buon affare commerciale.Triglie tropicali e cernie bianche  sono adesso pesci  comuni sulle tavole degli Italiani: 100 anni fa si trovavano solo ai tropici. Ormai il 20% della fauna ittica mediterranea è costituita da specie aggressive immigrate dai mari più caldi. Fra i pesci più pericolosi entrati nel Mediterraneo c’è il pesce <<palla>>, che se ingerito crudo è molto velenoso, il pesce <<scorpione>>, di cui vanno evitati i terribili aculei e lo squalo tropicale.

 

Lavoro svolto dagli alunni di 3°, 4°, 5° elementare, durante le ore del progetto e seguiti dalla docente Carmela Lenzo.

 

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